1876/1892 e non solo

Fondato nel 1854, il Partito Repubblicano USA prende rapidamente piede approfittando altresì del declino, addirittura della dissoluzione, dei Whig che pure nei decenni precedenti avevano portato non pochi loro esponenti al confronto finale per White House, vincendo in due occasioni: con William Harrison nel 1840 e con Zachary Taylor otto anni dopo.

Proposto invano come candidato alla Presidenza nel 1856 John Fremont (sconfitto dal Democratico James Buchanan in quello che resta il primo scontro/confronto diretto tra i due Partiti da allora dominanti la politica americana), nel successivo 1860, approfittando delle divisioni interne agli Asinelli (si scindono tra Northern e Southern Democrat proponendo i primi Stephen Douglas e i secondi John Breckinridge), i GOP, riuniti attorno alla figura carismatica di Abraham Lincoln, prevalgono.

Andrew Johnson a parte – il successore causa mortis (assassinio, come tutti sanno) di Lincoln era un Democratico incluso nelle Elezioni del 1864 nel ticket guidato dal Presidente uscente per dimostrare, a Guerra di Secessione ancora in corso, che non tutti gli Asinelli erano a favore dello Schiavismo – fino al 1872 compreso, il candidato senza problemi vincente (invero, nettamente) a novembre è Repubblicano.

A ben vedere, nel 1868 e nel citato 1872, il medesimo – Generale considerato il vincitore della Guerra di Secessione Ulysses Grant – che esercita così due Mandati.

Nel successivo 1876, il possibile terzo vincente Capo dello Stato Repubblicano consecutivo (essendo la parentesi Johnson, come visto, non conseguente ad una vittoria elettorale) è individuato dalla Convention GOP in Rutherford Hayes, Governatore dell’Ohio.

Contendente, Samuel Tilden, a sua volta Governatore, ovviamente Democratico, del New York.

Durissima la battaglia che si conclude solo a 1877 inoltrato (si entrava in carica il 4 marzo dell’anno successivo a quello che elettorale) con un Compromesso, detto appunto del 1877.

Fatto è che per la prima volta (il precedente a volte invocato del 1824 non può fare del tutto testo), alla fine, contesi aspramente i Grandi Elettori di tre Stati (tra i quali, come accadrà nel 2000, la Florida), prevale – per cento ottantacinque Delegati Nazionali a centottantaquattro (un solo voto in più) – e si insedia il Candidato (Hayes) che perde a livello nazionale il voto popolare (partecipa al voto quasi l’ottantadue per cento degli aventi diritto).

Duecentocinquantamila abbondanti in più i suffragi inutilmente raccolti da Tilden e, percentualmente, oltre tre punti, altrettanto in più!

Fuori gioco i due precedenti protagonisti, nel 1880, si fronteggiano il Repubblicano John Garfield, membro della Camera dei Rappresentanti per l’Ohio, e il Democratico Winflield Scott Hancock, un Generale che si era illustrato a Gettysburg.

Meno di duemila suffragi popolari in più su quasi nove milioni di votanti raccoglie il primo.

Entrambi conquistano diciannove Stati.

Ma il Repubblicano vince in quelli giusti (New York e Pennsylvania, per dire, che all’epoca pesavano molto) e passa abbondantemente quanto a Grandi Elettori (duecentoquattordici a centocinquantacinque).

Ancora una volta (la sesta consecutiva) battuti gli Asinelli.

Ancora una volta vincenti (le ultime due, lottando strenuamente) gli Elefantini.

Ed eccoci al 1884.

I Democratici spendono un pezzo da novanta: l’ottimo Governatore del New York Grover Cleveland.

Contro di lui, il GOP James Blaine, già invano in corsa per la Nomination nelle due precedenti tornate.

Con Cleveland le cose cambiano, è vero, ma per una specificità si ripetono: vince il voto popolare tre volte di fila e perde nella seconda campagna pur prevalendo per espressioni popolari.

Nello stesso 1884, si impone la prima volta, arrivando finalmente (il suo partito non prevaleva dal 1856!) ad occupare lo Scranno presidenziale, con un minimo vantaggio (meno di sessantamila voti su quasi dieci milioni di persone andate alle urne) e più nettamente, non di molto però, quanto ai Grandi Elettori.

Nel successivo 1888, in quella che gli storici definiscono l’Elezione più corrotta (entrambi i partiti egemoni ne fecero di tutti i colori) di sempre, superando di novantamila suffragi il rivale sconfitto anche in termini percentuali e come accennato soccombendo nettamente (occorre vincere negli Stati giusti, va ripetuto all’infinito) quanto ai decisivi Delegati Nazionali.

Celeberrima la battuta d’uscita da White House della di lui volitiva consorte.

Disse nella circostanza la First Lady al maggiordomo di non spostare o toccare nulla all’interno “perché ritorneremo”.

Presidente diventa – caso unico come quello che tra poco illustreremo quanto al nostro Grover Cleveland – il nipote di un predecessore: Benjamin Harrison, il cui citato nonno, William Harrison, era stato eletto nel 1840.

(Per inciso, avevano già raggiunto la dimora presidenziale – come poi accadrà con i Bush – un padre e un figlio, John e John Quincy Adams).

La Signora Frances Folsom Cleveland doveva avere poteri paranormali perché in effetti il coniuge, proposto per la terza circostanza consecutiva – già questo un caso molto particolare – dai Democratici, defenestra Harrison nel 1892, peraltro usando con molta sagacia la candidatura terza del Populista James Weaver che viene appoggiato negli Stati nei quali può sottrarre, come in effetti fa, Delegati al Repubblicano.

Nell’occasione, arriva al termine il lungo momento che ha visto i voti popolari dei due partiti essere davvero estremamente vicini.

Prevale Cleveland su Harrison quindi di oltre quattrocentomila suffragi, del tre per cento, di centotrentadue Grandi Elettori e in ventitre Stati a sedici.

Resta da segnalare che la seconda vittoria del Democratico (che sarà imitato da un compagno di partito – Woodrow Wilson – solo nel 1912) è una delle due che riguardano la successiva sconfitta elettorale di due Presidenti in carica: Harrison aveva sconfitto Cleveland che lo batte.

La medesima cosa accadrà solo quando Jimmy Carter sconfiggerà nel 1976 Gerald Ford (in carica) per essere poi allontanato da White House a propria volta da Ronald Reagan nel 1980.

Ancora più importante il fatto che Cleveland, non eletto due volte consecutive ma con un intervallo, sia conteggiato come ventiduesimo e come ventiquattresimo Capo dello Stato USA.

È per tale ragione che mentre Donald Trump è indubbiamente il quarantacinquesimo Presidente è soltanto il quarantaquattresimo individuo che eserciti la funzione.