1876: un Grande Elettore in più. Uno solo e dopo un lungo contendere

Ricordate il 2000?

I ricorsi di Al Gore, il democratico Vice di Bill Clinton che non sapeva darsi pace per il risultato delle contrastatissime elezioni in Florida?

Quella Florida che, fosse andata da una parte o dall’altra, avrebbe deciso il risultato e spedito alla Casa Bianca lui stesso o il repubblicano, figlio d’arte, George Walker Bush?

E l’intervento finale della Corte Suprema a favore del GOP a tagliare la testa al toro?

Parve quel 2000 qualcosa di assolutamente inedito e non lo era.

No, perché molti anni prima, nel 1876, a Guerra di Secessione ovviamente finita ma ancora politicamente presente quanto alle conseguenze, una analoga situazione si era verificata.

Una intricata situazione risolta solo da un Compromesso (chiamato ‘del 1877’) che aveva infine portato a White House il repubblicano Rutherford Hayes con il risultato, quanto ai Grandi Elettori, più ‘stretto’ della storia: centoottantacinque i suoi, centoottantaquattro quelli assegnati al democratico Samuel Tilden.

Era successo che – avendo vinto il voto popolare, come si sa non decisivo – il rappresentante dell’asinello era fermo ai predetto (184) numero quanto a delegati essendo la maggioranza fissata a centottantacinque.

Restavano, contestati e da attribuire, i Grandi Elettori della Louisiana (otto), della South Carolina (sette) e della Florida (quattro), più quello di un delegato dell’Oregon.

Se tutti questi venti Grandi Elettori fossero stati attribuiti ad Hayes questi avrebbe vinto.

Complicata la questione.

Contestata la procedura da seguire.

Accolta obtorto collo nel febbraio del successivo 1877 (si entrava allora in carica il 4 marzo) ai democratici la soluzione favorevole al repubblicano.

Contropartita: il ritiro delle truppe nordiste ancora di stanza negli Stati secessionisti, la nomina di un sudista in un dicastero di rilievo, aiuti ancora al Sud per la costruzione delle ferrovie.

Hayes mantenne le promesse e tutto filò liscio.