1888, quando decise tutto il New York

Fu la tornata elettorale del 1888 a detta degli osservatori la “più corrotta della storia americana” (Maldwyn Jones) per la compravendita dei voti messa in atto da entrambe le parti nonché quella nella quale furono fatti girare ad arte documenti falsi attribuiti ai rivali per screditarli.

Il 6 novembre, giorno elettorale, il democratico Grover Cleveland, Presidente uscente e ricandidato in sede di Convention all’unanimità, prevalse di poco in termini di voti popolari ma perse il Collegio formato dai Grandi Elettori e per conseguenza la carica.

Eletto il repubblicano Benjamin Harrison, fra l’altro nipote (unico caso di nonno/nipote) di William Harrison vittorioso nel 1840.

Erano i Grandi Elettori in palio 401.

Duecentotrentatre quelli catturati da Harrison contro i 168 di Cleveland.

Decisivo assolutamente nella circostanza il New York laddove il democratico perse per poco più di 14.000 suffragi popolari su un totale di 1.300.000 votanti.

Contava a quel momento lo Stato con capitale Albany su 36 Grandi Elettori.

Fossero i voti di circa 8.000 persone andati al contrario Harrison non avrebbe conquistato White House.

Ma la Storia non si fa con i se e con i ma.

P.S. Cleveland vincerà poi nel 1892 ritornando alla Casa Bianca dopo un intervallo e venendo in questo modo conteggiato sia come ventiduesimo che quale ventiquattresimo Capo dello Stato.

La qual cosa porta alla strana situazione per la quale Trump è il quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti ma è invece il quarantaquattresimo uomo a sedersi su quello scranno.