1896, vittoria della gente bene?

Alla Casa Bianca dall’insediamento di Abraham Lincoln (4 marzo 1861), il partito repubblicano aveva inopinatamente perso le elezioni del 1884 ad opera del democratico Grover Cleveland.
Faticosamente, era rientrato nella Executive Mansion prevalendo solo in termini di Grandi Elettori (non quanto al voto popolare) con Benjamin Harrison a seguito delle votazioni successive, per dipoi soccombere nel 1892 confrontandosi con il medesimo Cleveland.
Erano pertanto quelle del 1896 consultazioni particolarmente importanti.
La sfida al candidato del nuovamente favorito Grand Old Party William McKinley – già autorevole Governatore dell’Ohio e nella circostanza rappresentante di un movimento politico che, nell’attesa dell’avvento del rivoluzionario riformatore Teddy Roosevelt, poteva essere definito (come scriverà Leo Huberman) semplicemente “capitalista” – era portata da un giovane (trentasei anni, il più imberbe designato da un grande partito di sempre) e trascinante oratore fino al precedente anno alla Camera in rappresentanza del Nebraska: William Jennings Bryan.
Era nell’incombenza Bryan altresì sostenuto (tanto da avere – altro record – due candidati alla poltrona vicaria nei due ticket che lo proponevano) dal Populist Party che nel 1892 aveva ottenuto un buon successo conquistando cinque Stati.
“Dalla parte di chi si batterà il partito democratico?” chiedeva retoricamente Bryan per rispondersi “da quella delle masse dei lavoratori”.
Seicento discorsi in ventinove Stati di fronte in ogni occasione a un numero notevole di ascoltatori non bastarono.
McKinley, promettendo “un pentolone pieno ogni sera sul fuoco”, si aggiudicò duecentosettantuno Grandi Elettori contro i centosettantasei del rivale.
Ecco con quali versi, guardando a quel momento con gli occhi di un radicale, il vagabondo poeta Nicholas Vachel Lindsay descrisse i vincitori:
“Sconfitta di Bryan.
Sconfitta dell’argento occidentale.
Sconfitta del grano.
Vittoria dei plutocrati schierati
Col simbolo del dollaro stampato sulla veste
Catena di diamanti sul panciotto
E piedi calzati dalle ghette
Vittoria dei custodi eletti
Della Rocca di Plymouth
E della razza che nasce col potere nelle vene
Vittoria della gente bene”.
Passeranno gli anni e il travolgente progressista democratico, altre due volte invano in corsa per White House, non più imberbe, sarà visto e si atteggerà quale bastione della conservazione in campo etico.