A proposito del di sovente discusso sistema elettorale

Ricorrentemente – in particolare allorquando un candidato democratico (capita solo agli Asinelli e l’ultima volta a Hillary Clinton!) prevalga nel voto popolare nazionale e perda quanto a Grandi Elettori – si polemizza a proposito del sistema adottato dai Founding Fathers che privilegia – sono gli USA una Federazione – il suffragio nei singoli Stati.
A ben guardare, altri sono i possibili rilievi al proposito.
Occorre, per esempio, che il Presidente venga eletto da una minoranza (un caso emblematico è quello risalente al 1912 quando Woodrow Wilson prevalse raccogliendo 6 milioni e quasi 300.000 voti su un totale di 14.800.000).
Capita che un candidato raccolga pochissimo meno del 19 per cento dei voti popolari nazionali e, non vincendo Stati, non abbia nemmeno un Grande Elettore (Ross Perot nel 1992).
Ancora, che un aspirante sia del tutto demolito avendo comunque oltre il 40 per cento dei voti (Walter Mondale nel 1984 vinse – District of Columbia a parte – per un pelo, esclusivamente nel suo Minnesota e resta, appunto con il 40 per cento, il più umiliato tra i candidati).
È chiaro che se differente fosse il sistema, tutto cambierebbe.
Le campagne non più mirate alle singole situazioni sarebbero impostate in ben altra maniera, non trascurando come oggi accade alcuna parte del Paese (ai nostri giorni e con il sistema in uso un repubblicano non si impegna certamente in California) e gli elettori localmente minoritari sarebbero motivati a votare anche laddove oggi non lo fanno sapendo di non poter far vincere il proprio candidato.
Cambiare modificando la Carta Costituzionale e gli Emendamenti relativi è teoricamente possibile ma impraticabile troppi essendo gli Stati che non ratificherebbero una modifica di tale fatta.
Cambiare nei singoli Stati eliminando quanto alla attribuzione dei Grandi Elettori il ‘winner takes all method’ si può (dipende dalle leggi locali e lo hanno fatto il Maine e il Nebraska).
Cambiare attraverso un ‘Interstate Agreement’ tra gli Stati che si accordino per attribuire comunque al candidato più votato a livello Paese e non a quello statale i loro Grandi Elettori è discutibile malgrado la Corte Suprema lo abbia dichiarato possibile.
Per intanto, si continua così.