A proposito delle recenti sentenze della Corte Suprema

È nel 1869, con un particolare provvedimento legislativo, che si decise che la Corte Suprema USA sarebbe stata formata da un Presidente (‘Chief’) e da altri otto Giudici.
È invece l’articolo III, sezione 1 della Costituzione ad imporre che (del resto come gli altri Giudici federali) essi siano nominati a vita e che il compenso stabilito non possa essere diminuito (minaccia che li condizionerebbe) nel corso del loro pubblico servizio.
Ora, il fatto che in ben otto degli ultimi dieci casi nel cui merito l’attuale Corte nelle ultime settimane ha deliberato si sia “adeguata” al prevalente sentire su posizioni che vengono definite dai conservatori ‘liberal’ e improntate ad una visione ‘evolutiva’ del dettato costituzionale ha dato il via a differenti valutazioni.
Alcuni analisti e studiosi affermano che in cotal modo l’alto consesso si comporti (così, dicono, è del resto storicamente accaduto in situazioni politiche simili a quella che gli USA stanno vivendo) in qualche modo ‘anticipando’ il probabile cambio della guardia a White House al fine di garantirsi la ‘benevolenza’ dei subentranti.
Se, difatti, le disposizioni della Carta sono quelle che sono, non così le altre, come dimostrato per esempio nel 1937, quando Franklin Delano Roosevelt aveva cercato (è vero, fallendo) di apportare modifiche tali alla composizione dell’istituzione da condizionarne l’operato a vantaggio dell’amministrazione.
Fosse il mondo eticamente ‘giusto’ a nessuno verrebbero in mente speculazioni di tale fatta…