Anthony Quinn e McCarthy

Erich Segal, ricordate?
Lo scrittore americano arcinoto per ‘Love Story’, il cui vero capolavoro è invece ‘La classe’?
Come mille altri narratori yankee, ma con maggiore successo, altresì sceneggiatore a Hollywood?
Ecco, è a Segal che dobbiamo una illuminante scena filmica che illustra molto bene il trascorrere del tempo in ogni campo quello politico compreso, il distacco generazionale e l’ignoranza dei giovani.
Il protagonista della pellicola alla quale faccio riferimento (‘RPM’, 1970, di Stanley Kramer) è un robusto Anthony Quinn.
Uso a rappresentare personaggi ‘più grandi della vita’, l’uomo di Chihuahua impersona nella circostanza il Direttore di un College Universitario (Paco Perez, il desso) occupato con una qualche violenza da contestatori di vario genere all’epoca in piena fioritura.
È costretto il nostro a chiamare la Polizia, cosa che, antico oppositore della Caccia alle Streghe quale era, lo deprime.
Parlando con una giovane studentessa, affranto, così si esprime:
“Pensare che ero contro McCarthy!”
“E te ne vanti?” è la orripilata risposta della ragazza.
Ecco l’irrimediabile fraintendimento.
Quinn/Paco si riferisce a Joseph McCarthy, il Senatore repubblicano del Wisconsin dei primi Cinquanta dal quale prese nome il ‘Maccartismo’, conclusione estrema e feroce della predetta Caccia alle Streghe.
La giovane, alla quale Joseph è del tutto ignoto, pensa ad Eugene McCarthy, Senatore del Minnesota, invano candidato radicale alla nomination democratica nell’appena trascorso 1968.
Meno di quindici anni tra i due ‘momenti’ incarnati, rappresentati dai due, l’uno ideologicamente e politicamente del tutto opposto all’altro.
Quindici anni.
Pochi?
In verità e per molti versi, una vita!