Come si sceglie il running mate

Difficile davvero, nella situazione data, indovinare i due candidati alla vice presidenza, i running mate.

E’ vero, Sherrod Brown tra i democratici e Kelly Ayotte nel fronte opposto sembrano, per così dire, attrezzati, ma non si staccano molto da vari altri competitori.

Considerato il carattere di Hillary e quello di The Donald, si deve pensare a un vice di non grande personalità che accetti di buon grado una posizione defilata e di rappresentanza (e, certamente, non ha tali tiepide caratteristiche la tanto citata Elizabeth Warren).

D’altra parte, non si può scegliere un politicuccio qualsiasi dato che il vice è comunque a un solo battito di cuore – quello dell’inquilino di White House – dalla presidenza.

(Scongiuri fatti, sono otto i capi dello Stato USA passati a miglior vita in corso di mandato e pertanto sostituiti dai rispettivi vice e a loro si aggiunge il dimissionario Richard Nixon.

Da notare, comunque, anche il fatto che, a parte i Padri della Patria, solo Martin Van Buren e infiniti anni dopo Richard Nixon – bocciato una prima volta e poi in sella – e George Herbert Bush sono riusciti a conquistare White House dopo avere esercitato il ruolo vicario, cosa non riuscita, per fare solo due esempi a Walter Mondale e ad Al Gore).

Abitualmente, si cerca un compagno che completi il ticket coprendo un lato dello schieramento politico non occupato direttamente dal leader, che provenga da uno Stato ricco di grandi elettori (non sempre: si pensi a Joe Biden che veniva eletto nel Delaware!), che rappresenti una parte diversa geograficamente parlando del Paese, che abbia seguito in ambienti, etnie, gruppi sociali significativi…

Guardando indietro, tenendo conto dei nove vice subentrati e delle loro vicissitudini, ottime le scelte nei casi di John Tyler, Theodore Roosevelt, Calvin Coolidge, Harry Truman, Lyndon Johnson e non malvagia quella di Gerald Ford.

Passando ai candidati non eletti, clamoroso il caso riguardante Thomas Eagleton, voluto dai democratici a sostegno di George McGovern nel 1972 e sostituito quando si scoprì che era stato in precedenza sottoposto a cure psichiatriche.

Visto che casi particolari vado trattando, occorre qui ricordare l’unica volta in cui un candidato fu accompagnato da due vice.

Occorse nel 1896.

William Jennings Bryan fu in quella tornata elettorale indicato come pretendente a White House sia dai democratici – nelle cui fila militava – che dai populisti, allora aventi un qualche particolare peso.

I primi gli affiancarono Arthur Sewall.

I secondi Tom Watson.

Peccato che Bryan abbia perso allora, perché sarebbe stato interessante vedere come e in qual modo, in caso contrario, sarebbe stato risolto il problema del vice.