Cosa è successo quando il Presidente non si è o non è stato ricandidato

Tenendo conto del fatto che fino a Franklin Delano Roosevelt i Capi dello Stato USA avevano governato al massimo due mandati, in questo dando seguito a quanto detto e fatto da George Washington che nel 1796 aveva rifiutato una terza candidatura e un conseguente terzo sicuro quadriennio…
ricordando che prima del citato F. D. R. solo Ulysses Grant è stato veramente in corsa (alla Convention del 1880) per un incarico ulteriore dopo i due già ottenuti fallendo di poco la meta…
guardando pertanto solo ai Presidenti che hanno governato quattro anni (o meno, quando Vice subentrati)…
cosa è successo nelle elezioni seguenti quando, per propria decisione o per volontà del partito di appartenenza, non sono scesi in campo?
Il primo tra questi è John Tyler.
Addirittura espulso dai Whigs, non riuscì ad ottenere l’appoggio di alcun movimento politico e nel 1844 non si ripropose e il suo ex partito perse lo scranno a favore dei Democratici.
Nel successivo 1848, James Polk, tenendo fede alla parola data nel ricevere la nomination quattro anni prima, non cercò una conferma.
I Democratici lo sostituirono e persero la Presidenza a favore dei, per l’ultima volta vincenti, Whigs.
1852, proprio i Whigs non ritengono di candidare l’uscente Millard Fillmore (che era subentrato a Zachary Taylor morto in carica) e perdono contro il Democratico Franklin Pierce.
È sostituendo quest’ultimo con James Buchanan che, per la prima volta, invece il Partito di appartenenza di entrambi mantiene il potere.
Subito dopo, nel 1860, i Democratici non solo non ricandidano Buchanan ma si dividono tra Northern e Southern e permettono al repubblicano Abraham Lincoln di prevalere.
Nel 1868 la situazione è del tutto particolare e non rientra nel discorso qui trattato.
Andrew Johnson – il successore dell’assassinato Lincoln – era un democratico incluso nel ticket del quale il leader era un repubblicano.
Terminato l’incarico, peraltro anche vulnerato da uno scampato impeachment, non era praticamente né carne né pesce.
1880: Rutherford Hayes tiene fede all’impegno preso e non si ripropone.
Il GOP – al quale appartiene – sceglie James Garfield che (è la seconda volta che succede) mantiene al Partito la Casa Bianca.
Non così nel successivo 1884.
All’uscente Chester Arthur (succeduto all’assassinato Garfield) il partito repubblicano preferisce James Blaine che perde contro il democratico Grover Cleveland.
Occorre arrivare poi al 1908 per trovare un Presidente (nel caso, Teddy Roosevelt) che rinuncia alla possibile candidatura a favore di un collega di partito (William Taft) il quale – terza volta che capita – vince.
Ed eccoci al 1928.
Calvin Coolidge decide di ritirarsi e gli subentra vincendo le elezioni il collega Herbert Hoover (quarta circostanza favorevole).
È addirittura poi nel 1952 che ad un Harry Truman non ricandidato e sostituito dal partito democratico con Adlai Stevenson, subentra un avversario politico, il repubblicano Dwight Eisenhower.
E ancora, è nel 1968 che, Lyndon Johnson volontariamente fuori corsa, i democratici, cambiando cavallo (Hubert Humphrey) cedono al repubblicano Richard Nixon.
È questa storicamente l’ultima volta che un Presidente in grado di ripresentarsi, vuoi per una propria decisione, vuoi per volontà del suo partito, non lo fa.
In totale, undici le situazioni di tal fatta.
In sette il sostituto ha perso.
In quattro ha vinto.