Cruz e Sanders come Rocky Marciano?

23 settembre 1952, Filadelfia, incontro per il titolo mondiale dei pesi massimi.

Jersey Joe Walcott è il campione.

Rocky Marciano lo sfidante.

Walcott domina il match a lungo arrivando anche stendere il rivale che però si rialza prima del conto totale.

Ma la distanza è lunga e le forze del detentore, nettamente in vantaggio ai punti, cominciano a latitare.

Pugile di grande classe e linearità, Walcott decide di mantenere il margine tenendo lontano con le sue lunghe leve l’italoamericano.

E si arriva al tredicesimo round sui quindici previsti.

Occorre guardare il filmato.

Necessita.

Il più ‘bel’ KO della storia della boxe.

Pronti, via, qualche decina di secondi senza che i due, guatandosi, neppure si tocchino.

Poi, un lampo e Rocky mette a segno un pugno (uno, perché quello che segue è in più), un destro alla mascella, definitivo.

Walcott si piega su se stesso, inanimato.

Marciano, l’imbattuto e imbattibile, entra in possesso della cintura.

Ha sofferto dodici riprese.

Ha superato difficoltà apparentemente insormontabili.

Ha incassato e incassato.

E ha vinto.

Bernie Sanders e, in minor misura, Ted Cruz, oggi, nella maratona 2016 di primarie e caucus, come il Rocky di allora?

Parrebbe anche se i giochi sono ancora aperti e i due Walcott odierni (Hillary Clinton e Donald Trump, naturalmente), sia pure cedendo, li tengono ancora a distanza.

Fatto è che se si guarda ai risultati più recenti – ultimo il Wisconsin – sia il senatore del Vermont che il suo omologo del Texas appaiono davvero in salute, vincenti a ripetizione.

Saranno in grado di mettere all’angolo i rivali e spedirli con un magnificamente assestato cazzotto nel mondo dei sogni?