Del secondo mandato (al quale ambisce Donald Trump)

Trascorsi i primi decenni, tra fine Settecento e inizio Ottocento – allorquando era del tutto normale, seguendo le tracce del Padre della Patria e primo Capo dello Stato George Washington, esercitare (o tentare di farlo, visto che gli Adams non riuscirono nell’intento) due mandati – a partire dal fallito tentativo di Martin Van Buren nel 1840, per vent’anni ad arrivare alla sequenza Abraham Lincoln/Ulysses Grant (entrambi eletti e rieletti), la questione di cui all’oggetto fu messa in discussione.
Per cominciare, il partito Whig aveva in programma un – mai invero portato al giudizio del Congresso – Emendamento teso a ridurre ad uno soltanto il numero dei quadrienni.
Poi, il democratico James Polk, eletto nel 1844, aveva dichiarato che avrebbe governato solo quattro anni come in effetti fece.
Prima e dopo di lui, sia John Tyler – successore mortis causa di William Harrison – che Millard Fillmore – subentrato per la medesima ragione a Zachary Taylor (1) – portato a termine l’incarico, non avevano ottenuto una personale nomination.
Nel 1876, l’eletto (tra mille difficoltà e forzature successore di Grant) Rutherford Hayes era personalmente contrario ad una ricandidatura e si comportò di conseguenza.
Non sappiamo cosa avrebbe fatto James Garfield dato che fu assassinato quasi subito.
Confusa la situazione seguente la fine del mandato di Chester Arthur e, per il particolare esito delle votazioni 1884 (vince Grover Cleveland), 1888 (lo defenestra Benjamin Harrison), 1892 (rivince a quattro anni di distanza il predetto Cleveland), il periodo precedente l’elezione di William McKinley nel 1896.
Il quale si ripresenta, si ri insedia e viene assassinato.
Ancora particolare il comportamento del successore Teddy Roosevelt il quale, primo tra i Vice subentrati al titolare dell’incarico, si presenta nel 1904 e viene personalmente eletto.
Trascorsa l’unica (non per suo volere: fu sconfitto nel 1912) Presidenza esercitata da William Taft, finalmente due vittorie consecutive a nome Woodrow Wilson.
Il cui successore Warren Harding muore in carica mentre il sostituto, Calvin Coolidge rieletto nel 1924, lascia nel 1928 ad Herbert Hoover che ha il coraggio di riprovarci nel 1932 dopo il Crollo di Wall Street e in piena Depressione.
È Franklin Delano Roosevelt favorevole si due mandati?
Molto di più visto che si candida e vince quattro volte!
Harry Truman?
Terminato il quarto quadriennio intitolato a F.D. R., vince di persona contro ogni aspettativa e sondaggio nel 1948 e, dopo avere accarezzato l’idea di una nuova elezione, si ritira.
Da questo momento in poi ognuno degli eletti – John Kennedy e Lyndon Johnson, per motivi diversi, esclusi – cerca una seconda chance (2).
La trovano nell’ordine Dwight Eisenhower (1952, 1956), Richard Nixon (1968, 1972), Ronald Reagan (1980, 1984), Bill Clinton (1992, 1996), George Walker Bush (2000, 2004), Barack Obama (2008, 2012).
La falliscono, perdendo, Gerald Ford (1976, da includere per quanto non fosse stato eletto personalmente essendo subentrato ai dimissionari Spiro Agnew e Richard Nixon), Jimmy Carter (1980), George Herbert Bush (1992).
E Donald Trump?
Vedremo presto.

(1) Rimarchevole il fatto che i soli due Presidenti appartenenti al partito Whig effettivamente eletti, forse per dare concreto seguito all’istanza del loro movimento che riteneva non fosse opportuno un secondo mandato, morirono entrambi in carica nel corso del primo!

(2) Seconda ma non ulteriore perché è datato 1951 l’Emendamento che impedisce una terza elezione.