Donald Trump prova (inconsapevolmente) a sfatare Plinio il Giovane

E’ vero, Plinio il Giovane scrive che “i voti si pesano e non si contano” (Epistolae) in un particolare contesto, ma la frase resta ed è difficile pensare che non corrisponda a verità.

Talmente difficile che, quando si avvicinano le elezioni (ci occuperemo oggi di quelle americane ma il discorso è lo stesso dovunque in Occidente si vada alle urne), si cerca di sapere come voteranno, che so?, gli intellettuali, gli artisti, gli attori, i personaggi televisivi, in genere i protagonisti del mondo dell’informazione, dell’intrattenimento e dello spettacolo.

Una ricerca amata soprattutto dai giornalisti che, a frotte, rappresentano la sinistra radical chic, quella che, essendo per definizione ‘democratica’, non dicendolo e in qualche caso inconsapevolmente, ritiene in fondo che Plinio avesse in genere ragione e accetta obtorto collo che il ‘popolino’ – titolare di un diritto di voto in qualche modo ‘inferiore’ – possa invece liberamente, senza seguire le indicazioni degli ‘usi di mondo’, esprimersi. 

(Sono, costoro – spesso inconsapevolmente, ripeto – prossimi altresì a Giuseppe Prezzolini, il quale, alla persona che gli chiedeva perché non votasse, indicando un barbone ubriaco seduto su una panchina, rispose: “Finché il mio voto vale come quello di quell’individuo, io diserto le urne!”)

Invano, Indro Montanelli – proprio guardando agli USA – sostenne, del tutto correttamente, che decisiva per comprendere come sarebbero andate (e andranno) le elezioni era (ed è), invece l’opinione del “lattaio dell’Ohio”, laddove – vanno spiegate queste cose? – la professione dell’elettore (un individuo comune, uno dei mille e mille) e lo Stato indicato (lo ‘swing State’ per antonomasia) non erano certamente scelti a caso.

Pretendere che Donald Trump conosca Plinio il Giovane è eccessivo, ma, inconsapevolmente (ancora?), egli opera per contestare la sua sopra riportata e famosissima espressione.

A chi, difatti, si rivolge il tycoon se non a tutti meno che ai radical chic, ai liberal, alle ‘anime belle’, agli snob che, a bizzeffe, si affannano a sostenere Hillary Clinton?

Ai mille e mille che concedono la patente di ‘democratico’ al voto espresso quando gli aggrada e accusano di contro di ogni nefandezza (altro non sono che populisti, razzisti, fascisti, rozzi, servi, in definitiva menti vendute all’ammasso e anti democratici) coloro che osano voltare loro le spalle e votare altrimenti?

Si rivolge, The Donald, ai disoccupati della Rust Belt, ai poveri, a quanti sono stati torchiati e salassati dalle tasse nel mentre le banche e i banchieri venivano aiutati, agli antisistema, perfino a quanti di recente si sono sentiti traditi da Bernie Sanders, a quelli che una volta venivano definiti ‘i poveri bianchi’ del Sud, ai ‘red necks’, perfino agli immigrati legalmente ai quali la concorrenza dell’immigrato illegale porta via il lavoro, a tutti quei cittadini che, dopo la crisi del 2008 ma anche ben prima sono stati scaricati dalle multinazionali che spostavano all’estero le fabbriche, agli indipendenti che intende trascinare ai seggi come gli è già in parte riuscito nelle primarie, a un numero grande e indistinto di persone che non accettano più la politica come rappresentata, nel segno della continuazione, la da molti maledetta continuazione, proprio da Hillary Clinton.

Il suo intento è quello di contare, di far contare i voti di tutti, non certamente di pesarli!