Dove vanno i democratici?

Un primo bilancio dopo i due confronti fra i democratici a Miami.

Joe Biden non esce bene.

È apparso in difficoltà e, dobbiamo pur dirlo, anziano e conservatore.

Bernie Sanders si ripete ma quello che nel 2016 suonava nuovo non lo è più e non pochi tra i candidati più radicali se ne sono appropriati per di più spostando in alto l’asticella.

Elizabeth Warren, concreta e preparata, si fa avanti.

Non è una ragazzina (settant’anni) ma non è affatto una ‘sopravvissuta’.

Anzi!

Bene  Gillibrand e in specie Kamala Harris che gioca la carta razziale.

Ottimo Pete Buttigieg e buono Cory Booker.

Il problema però è che molti tra questi candidati hanno la possibilità di prevalere quanto alla nomination (votano nelle Primarie e nei Caucus in particolare i maggiormente motivati spesso radicali) spostando peraltro ‘a sinistra’ il partito.

Dovesse la ‘mutazione’ essere percepita come eccessiva, l’elettorato novembrino potrebbe preferire l’usato (Trump) o restare a casa.

Storicamente, repubblicani o democratici che fossero, i candidati ‘duri e puri’, radicali, hanno sempre perso.