Elite

La ipotizzata candidatura anti Trump per la nomination repubblicana – ipotizzata perché l’ex Governatore del Massachusetts William Bill Weld ha per ora solo istituito un Comitato che ha l’incarico di verificare se esistono reali possibilità di battere il tycoon nelle primarie – ha scatenato parte dell’elettorato GOP più conservatore.

Weld è visto come un nemico dalle frange più eticamente motivate.

Ovviamente, per il suo collocarsi nell’area più liberal del partito ma anche per la sua appartenenza decisamente elitaria.

Non per niente, tracciandone un velenoso ritratto, George Marlin conclude affermando che l’unica carica alla quale potrebbe aspirare è quella di Commodoro del Massachusetts Bay Area Yacht Club.

È dalla defenestrazione nel 1828, ad opera di Andrew Jackson, di John Quincy Adams che le élite del Paese sono in realtà escluse da White House.

Fu in quella tornata elettorale che la borghesia prese il sopravvento sulla aristocrazia terriera, sulla classe colta (di altissima cultura) che aveva ideato e realizzato quei capolavori che restano la Dichiarazione di Indipendenza (1776), la Costituzione (1787), il Bill of Rights (1791), il Dodicesimo Emendamento (1804), le ‘regole’ dettate dalla Corte Suprema sotto la grande è illuminata guida di John Marshall (dal 1801 ‘Chief’ dell’organo).

È su queste solidissime basi  che ancora oggi si regge e funziona il Paese.

Non che qui si voglia paragonare Bill Weld – spesso nelle esternazioni troppo confidente nella capacità della gente di cogliere sottintesi e strizzatine d’occhio e al limite noncurante di trovare vera corrispondenza – ai ‘cinquanta semidei’ (definizione di Thomas Jefferson) che hanno creato gli USA.

Ma, di quando in quando (e comunque a così tanti anni di distanza), un ritorno elitario, probabilmente, sarebbe utile.