Gingrich vice? Ma non è un po’ vecchio?

Fra le molte cose che in questa campagna elettorale distinguevano il campo dei candidati repubblicani da quello dei candidati democratici una delle più evidenti – e, per non pochi versi, significative – era la differenza d’età.

Anziani i due (O’Malley, ipotetico terzo, è sparito molto presto) dell’asinello.

Giovani la maggior parte dei diciassette dell’elefantino.

Alla fine, i due rimasti in campo sono una sessantottenne che compirà i sessantanove prima delle elezioni e un fresco settantenne.

Non si può certo dire che si tratti di forze fresche!

Adesso, gli staff sono in cerca dei possibili vice, i running mate.

Ed ecco che nelle fila repubblicane, con quello del governatore del New Jersey Chris Christie (che, almeno, è del 1962), si fa il nome di Newt Gingrich.

Una vecchia conoscenza, un oggi settantatreenne che dal 1994 al 1999 è stato presidente della camera e che nel 2012 è stato nettamente sconfitto da Mitt Romney nella corsa interna al GOP per la nomination.

Ora, è vero che l’età non elevata dei candidati non può essere un requisito assoluto, ma portare eventualmente in rampa di successione (Trump è autorizzato a fare tutti gli scongiuri) un signore che all’entrata in carica come vice si avvierebbe al settantaquattresimo genetliaco è forse troppo.

Ok, per la bisogna non guardiamo agli avversari sconfitti dal tycoon, in particolare perché su posizioni chiaramente lontane, a dir poco.

Ma come è possibile che in un partito come il GOP, pieno di giovani, non se ne trovi uno con la carte in regola?