Gli Stati Uniti d’America come “un impero per la libertà”

Per Thomas Jefferson, gli Stati Uniti d’America erano non solamente una potenza in formazione ma “un impero per la libertà”.
Una forza in perenne espansione che operava per conto di tutti in difesa dei principi del buon governo.
Scrisse in proposito il terzo Presidente:
“Riteniamo di agire in ragione di obblighi non ristretti ai limiti della nostra società.
È impossibile non essere consapevoli che stiamo operando per tutta l’umanità.
Che circostanze negate ad altri ma concesse a noi ci hanno imposto il dovere di dimostrare qual è il grado di libertà e di autogoverno in cui una società può arrischiare a lasciare i suoi singoli membri”.
Per Jefferson, l’espansione degli Stati Uniti e il successo dei loro sforzi coincidevano con gli interessi dell’umanità.
L’impero immaginato era concepito come espansione della libertà.
Come verga impeccabilmente Henry Kissinger in ‘Ordine mondiale’:
“… la convinzione che i principi americani siano universali ha introdotto un elemento di contraddizione nel sistema internazionale perché implica che i governi che non li praticano non siano pienamente legittimi.
Questa tesi – talmente radicata nel pensiero americano da essere solo occasionalmente proposta a livello politico ufficiale – induce a pensare che una parte significativa del mondo viva in una situazione in qualche modo insoddisfacente, provvisoria, e che un giorno sarà redenta.
Nel frattempo, i rapporti di tale parte con la massima potenza mondiale devono essere connotati da un latente elemento conflittuale”.
Parole da ricordare sempre e comunque in merito perché assolutamente rispondenti al profondo sottendere americano!