Gran Old Party, il piano di sopravvivenza

Dove e  come è ancora possibile battere Donald Trump?

I vertici del partito repubblicano, vista la situazione, ritirato il prediletto Marco Rubio, si aggrappano non tanto a Ted Cruz – secondo in graduatoria ma inviso al punti di non avere ricevuto finora nessun endorsement di un qualche peso – quanto al sopravvissuto, finora, John Kasich, centrista, moderato e considerato (anche nei sondaggi) in grado di battere Hillary Clinton nella general election.

Il governatore dell’Ohio, vincitore nel suo Stato, ha peraltro serie possibilità quanto alla nomination, fra l’altro staccato come è in fatto di delegati?

Ecco, l’idea che serpeggia non è tanto quella di proiettare non si sa come Kasich in testa alla corsa, quanto di fare in modo che, vincendo in un certo numero di Stati ancora in calendario, con l’obiettivo aiuto di un Cruz che corre per se stesso, riesca ad impedire a Trump di arrivare alla convention con la maggioranza assoluta dei delegati già in tasca.

Nel caso, un una ‘brokered convention’, tutto sarebbe possibile: la candidatura dello stesso Kasich, quella di un terzo, il condizionamento (onde evitarne l’ira e l’eventuale fuoriuscita di Trump) del magnate nuovayorchese con l’imposizione di un vice gradito e di una ‘platform’ (il programma) adeguato alle ‘normali’ istanze GOP.

Guardando ai prossimi appuntamenti elettorali, dove Kasich può dire seriamente la sua catturando i consensi necessari all’operazione?

Il 22 marzo, Arizona e Utah?

Almeno nello Stato mormone, molte le speranze visto l’appoggio di Mitt Romney.

Il 5 aprile in Wisconsin?

Pare di sì.

Lasciando da parte – peccato, per lui – il New York del 19 aprile, e passando al 26 dello stesso mese, il Connecticut, il Delaware, il Maryland, la Pennsylvania, il Rhode Island, potrebbero andare bene o almeno benino.

Se sopravvive al successivo maggio, il governatore sarà chiamato al redde rationem il 7 giugno in California.

Un bel mucchio di delegati da conquistare, laggiù.

Un percorso complessivamente accidentato a dir poco.

Una battaglia che va combattuta, comunque, anche se gli spiragli non sono molti, anche se gli ostacoli sono millanta.

Anche, infine, se, pur vinta, non portasse lo stesso Kasich a nulla, favorendo magari un terzo o un quarto.

Fossi in Donald Trump, fra non molto, comincerei a domandarmi se, per tagliare la testa al toro, non sia opportuno chiedere all’uomo dell’Ohio di accompagnarmi come vice nel ticket novembrino.

Vedremo.