I vice presidenti. Quanti hanno lasciato traccia?

Un grande film datato 1962.

‘Tempesta su Washington’ (‘Advise & Consent’), regia di Otto Preminger, ricavato da un romanzo di Allen Drury, sceneggiatura di Wendell Mayes, con Henry Fonda, Charles Laughton, Walter Pidgeon, Gene Tierney, Don Murray, Peter Lawford, Franchot Tone e Lew Ayres nel ruolo del vice presidente Hurley Hudson.

Quest’ultimo, personaggio debole e insicuro, sottomesso al cospetto dell’autoritario inquilino di White House e del leader di maggioranza, in qualche modo rispondente alla celebre frase che dice che essere vice presidente non è un reato ma lascia pensare che sia qualcosa di simile, nella scena finale, arrivata la notizia della morte del presidente, quasi d’incanto, assume fisicamente e nel comportamento un del tutto diverso sembiante.

E’ in effetti il ruolo di capo dello Stato che, guardando alla storia, spesse volte, conferisce l’autorevolezza e la capacità decisionale prima latitanti anche a persone ritenute di poco conto o insignificanti.

Penso, in proposito, soprattutto a Harry Truman, per lunghi anni manutengolo del boss del Missouri di quei tempi Tom Pendergast, ritenuto uno spento yesman e, una volta in carica a seguito della dipartita di Franklin Delano Roosevelt, capace di prendere decisioni importantissime e di ideare e portare a compimento politiche decisive.

(Non altrettanto, ovviamente, si potrebbe dire – per guardare a personalità invece già in origine volitive e che una volta al comando hanno bene operato – in specie per Theodore Roosevelt, assurto al rango a seguito dell’assassinio di William McKinley).

Dei quarantasette signori succedutisi nel ruolo vicario non molti hanno lasciato traccia di sé.

Ove si faccia eccezione per i primi, allorquando il diverso sistema elettorale faceva in modo che il più votato tra i candidati diventasse presidente ed il secondo vice (tanto che, appunto piazzandosi al posto d’onore, come si dice, furono vice John Adams e Thomas Jefferson, dipoi l’uno dopo l’altro in sella), memorabili in primo luogo quanti sono subentrati al titolare, per esito elettorale o altrimenti, arrivando pertanto ad esercitare l’alto incarico.

Nell’ordine:

Martin Van Buren, eletto dopo i due mandati di Andrew Jackson e vicario dello stesso nel secondo quadriennio;

John Tyler, il primo ad approdare a White House a seguito del decesso del titolare, nel caso William Harrison;

Millard Fillmore, succeduto mortis causa a Zachary Taylor;

Andrew Johnson, subentrato ad Abraham Lincoln dopo il suo assassinio e primo capo dello Stato USA sottoposto alla procedura di impeachment (se la cavò per il rotto della cuffia);

Chester Arthur, entrato in carica a seguito dell’uccisione di James Garfield;

Theodore Roosevelt, per il quale si veda sopra;

Calvin Coolidge, succeduto mortis causa a Warren Harding;

Harry Truman, per la cui avventura si legga sopra;

Lyndon Johnson, successore dell’assassinato John Kennedy e quanto alla politica interna eccezionale;

Gerald Ford, subentrato a Richard Nixon dopo le dimissioni del californiano a causa del Watergate;

George Herbert Bush, eletto dopo avere ricoperto l’incarico di vicario nei due mandati di Ronald Reagan.

Un caso a parte è quello concernente il citato Richard Nixon, arrivato alla Casa Bianca con le elezioni del 1968 e pertanto non con quelle del 1960, perse, successive ai suoi otto anni di vicariato con Dwight Eisenhower.

Scorrendo la lista, altri personaggi di rilievo, per differenti ragioni, tra i vice sono:

Aaron Burr, sconfitto da Jefferson solo al ballottaggio e dopo protagonista di gesta poco gloriose compresa l’uccisione in duello dell’avversario politico Alexander Hamilton (un vice presidente in carica che uccide un ex ministro!);

John Breckinridge, il quale fu uno dei due candidati democratici sconfitti da Lincoln nel 1860;

John Garner, già speaker della camera che esercitò la funzione per i primi due mandati con F.D. Roosevelt;

Henry Wallace, vicario di F.D. Roosevelt nel terzo mandato e candidato indipendente seccamente sconfitto nel 1948;

Hubert Humphrey, secondo di Lyndon Johnson e invano in corsa personalmente nel 1968;

Spiro Agnew, primo vice di Nixon e costretto alle dimissioni per uno scandalo;

Walter Mondale, vicario di Jimmy Carter e distrutto come candidato da Reagan nel 1984;

Al Gore, per otto anni con Bill Clinton e sconfitto poi per un niente tra mille polemiche da George Walker Bush nel 2000.

Dimenticabili gli altri, non in assoluto naturalmente ma solo per la necessaria sinteticità.