Idaho, ‘Red State’

È dall’Eisenhower del 1952 (fa giusta eccezione il voto per il travolgente e geopoliticamente stravolgente Lyndon Johnson del 1964) che l’Idaho vota Grand Old Party.
Rappresenta lo Stato con capitale Boise la ‘vera’ America repubblicana indissolubilmente legata ai ‘valori’.
La cui insanabile contrapposizione agli Stati democratici è, starei per dire, genetica.
Chi voglia cogliere per esempio le differenze del Gem State conservatore con la California liberal e politicamente corretta ne trova perspicua e vera rappresentazione in un film di Garry Marshall del 2007 – ‘Georgia Rule’ (e lasciamo perdere il deprimente titolo italiano) – nel quale Jane Fonda – in un ruolo assolutamente a lei ideologicamente opposto assai ben sostenuto – ‘è’ la ‘vecchia America’ obbligata dalle circostanze ad occuparsi di una nipote diciassettenne momentaneamente affidatale i cui esuberanti (!?), eticamente discutibili, comportamenti condannerà definendoli ‘californiani’!
Ancora più significativa la precedente pellicola (del 1997, diretta da Joe Dante e impeccabilmente, magistralmente sceneggiata da Martyn Burke) intitolata ‘The Second Civil War’.
L’Idaho arriva qui – in un ambito di contrasti ideali, ideologici, culturali, politici illustrati altresì a tratti sarcasticamente e a momenti ironicamente – sull’orlo della secessione (la Guerra scoppierà, come si conviene nel contesto, dopo, per un ridicolo malinteso).
È in Stati come l’Idaho che Donald Trump (per quanto in origine, per i trascorsi ondivaghi, ritenuto dai vecchi GOP piuttosto un ‘Maverick’, un irregolare vitello non marchiato) troverà a novembre solido sostegno.