“Il favore della sorte rammollisce il cervello” (L. Pasteur)

La citazione di Pasteur sopra ripresa è opera del regista de ‘Il cacciatore’ Michael Cimino.
Era collocata in fondo ad una esternazione che faceva il punto della sua travagliata carriera, cominciata magnificamente e finita davvero male malgrado verso la fine un notevole acuto dovuto a ‘Verso il Sole’.
“È una vicenda la mia”, ebbe a dichiarare, “da leggere all’interno della cultura americana…
Non c’è niente che piaccia di più di assistere alle irresistibili ascese e alle rovinose cadute…
E niente entusiasma di più di un ritorno in scena…
Si tratta della natura intima dell’America: è necessario essere sempre forti e sempre preparati…”
Essere troppo fortunati, concludeva riprendendo il grande scienziato francese, indebolisce la mente.
Può essere questa filosofia presa in considerazione guardando alla vita politica americana ai massimi livelli?
Certamente sì se il riferimento è Richard Nixon.
Passato tra il 1946 e il 1952 dall’essere un novellino alla Camera addirittura alla Vice Presidenza, il californiano, portata in auge con il proprio attivismo una carica da tutti ritenuta fino a quei giorni poco importante, nel 1960 ottiene la nomination repubblicana e sfida John Kennedy.
Perde.
Ma non basta.
Perché due anni dopo viene sconfitto anche nel tentativo di ripiego di arrivare al Governatorato del suo Stato.
Dato per morto – politicamente parlando, è chiaro – scompare dai radar.
Per riproporsi come fosse nuovo nel 1968 e vincere.
Sugli altari.
Nella polvere.
Sugli altari.
Per tornare ancora nella polvere – e che polvere! – nel 1974 con il Watergate e, l’unico costretto a farlo, dimettersi.
Con la morte nel cuore, saprà andarsene esternamente allegro, sorridente, salutando con le braccia levate al cielo.
La sorte lo aveva baciato e strapazzato davvero a dovere trovandolo comunque costantemente pronto.