Il ‘peso’ delle mogli nella politica americana

Nella oramai lunga storia degli Stati Uniti d’America, guardando specificamente alla Executive Mansion, solo uno l’inquilino non sposato né vedovo: James Buchanan.
Talmente importante il matrimonio in politica che in un grande film sceneggiato da Gore Vidal nel 1964, ‘The best Man’ (laddove ovviamente l’uomo ‘migliore’ del titolo è il Presidente), accennando al fatto che nel 1952 Adlai Stevenson fosse divorziato e su questo avesse scherzato in campagna elettorale, si sostenne che tale situazione unita all’accennato comportamento avesse notevolmente contribuito alla sua débâcle.
Le Signore – First o Second Ladies – hanno sempre avuto una notevole importanza.
Hanno spesso avuto altresì una a volte poco nota ma decisiva consistenza nelle decisioni dei mariti.
Ci si chiese, per esempio, come mai nel 1993, avendo già concordato con Bill Clinton la propria nomina ad Ambasciatore a Mosca, l’ex Vice Presidente e candidato Walter Mondale avesse invece all’improvviso chiesto di essere inviato a Tokyo.
La ragione nella predilezione della consorte Joan Adams, ceramista, per la vita artistica giapponese.
Invero, qualcuno all’epoca sostenne che a portare Mondale a modificare la sua destinazione fosse il pensiero che andando nella capitale russa si sarebbe in realtà trovato quasi sottoposto a Strobe Talbott, allora ‘Ambassador-at-large’ USA per gli Stati della ex Unione Sovietica.
Le due cose insieme?