Il povero Ronald Reagan

Ogni qual volta – e, di questi tempi, Donald Trump incombente, capita sempre più spesso – qualcuno, con timore considerando la rappresentazione che ne viene data dai media, mi chiede quale mai tipo di presidente potrebbe essere (se, Dio non voglia, eletto), il tycoon nuovaiorchese, replico dicendo che non esiste in merito certezza alcuna.

“Molti”, affermo, “i casi di candidati ritenuti da tutti particolarmente capaci e, una volta in carica, invece, assai deludenti e altrettanti i casi di candidati che tutti pensavano mediocri, se non peggio, rivelatisi molto, molto in gamba”.

E’ a questo punto che, invariabilmente, con riferimento ai secondi, i miei interlocutori tirano fuori il nome di Ronald Reagan, il quale, pertanto, per l’enorme maggioranza di quanti (escludendo i giovani che non sanno niente e non solo in tema) lo ricordano, è il parvenu, il dilettante allo sbaraglio, l’attorucolo che, appunto incredibilmente, dipoi, a sorpresa, a White House, ha fatto bene se non benissimo.

(E occorre qui ricordare che la sinistra mondiale, quella nostrana in testa, si è accorta della sua importanza e capacità almeno vent’anni dopo, o addirittura il giorno della sua dipartita, obnubilata come era dall’odio ideologico).

E’ quello riguardante la percezione che tutti o quasi hanno di Reagan un caso estremamente significativo perché certifica in primo luogo l’ignoranza assoluta dei più, in secondo luogo la potenza dei media dominati da ignoranti e pressappochisti, in terza battuta quanto sia facile denigrare sulla base di falsità ripetute all’infinito.

Ora, lungi dall’essere l’attore di serie B dai nemici rappresentato lungi dall’essere il poveretto costretto a recitare con una scimmia più furba di lui, lungi dall’essere un parvenu, Reagan, al momento della candidatura nel 1980, per i media (ignorantissimi) sorprendente, vantava un curriculum politico di altissimo livello, e fin dalla giovinezza.

Troppo lungo l’elenco delle cariche sindacali e politiche ricoperte negli anni.

Troppo lungo il sentiero politico ideologico – magnificamente argomentato, si vadano a leggere i suoi scritti e a risentire i discorsi – percorso dagli esordi rooseveltiani all’adesione al partito repubblicano già ai tempi di Barry Goldwater.

E come era (ed è, nella memoria) possibile dimenticare i due mandati – otto anni in totale – di governatorato della California e i successi colà conseguiti?

E come dimenticare le campagne perse (la seconda di un pelo) per la nomination GOP?

Potrei continuare a lungo nel rappresentare quest’uomo di grande valore, questo (oramai, lo riconoscono perfino i ‘sinistri’) efficacissimo capo di Stato.

Non vado oltre, ben sapendo che qualsiasi argomentazione basata sui fatti, sulla verità storica, su dati incontrovertibili, non può che cedere di fronte all’ignoranza e alla becera propaganda ideologica!