In conclusione, annotazioni storiche sul Collegio Elettorale

Votando il ticket democratico Joe Biden/Kamala Harris l’Electoral College – organo creato per la bisogna dai Costituenti – ha provveduto per la 58ª volta alla nomina del Presidente degli Stati Uniti d’America.
Una in meno rispetto alle 59 cosiddette Presidenziali.
Questo perché nel 1824, 4 essendo i candidati in grado di conquistare i Grandi Elettori e nessuno tra loro capace di arrivare alla maggioranza assoluta necessaria, il Collegio non fu in grado di deliberare e la competenza, secondo il disposto del XII Emendamento datato 1804, passò alla Camera dei Rappresentanti.
A parte George Washington – che per due volte nell’ambito fu eletto all’unanimità – storicamente il successo di maggiore portata si registrò nel 1984, quando Ronald Reagan conquistò 525 Delegati al Collegio su 538 e 49 Delegazioni su 51 (con il District of Columbia, ogni volta immancabilmente democratico, votò contro solo il Minnesota, terra d’origine del contendente Walter Mondale).
Ancora storicamente, la decisione più ‘stretta’ si registrò a seguito delle elezioni del 1876, quando, fu necessario ricorrere ad un Compromesso (denominato ‘del 1877’).
Non essendo risultato possibile attribuire i Grandi Elettori di 3 Stati, il repubblicano Rutherford Hayes prevalse sul democratico Samuel Tilden per 185 a 184 essendo 369 i membri dell’organo.
Nella circostanza, un secondo primato, visto che la votazione del Collegio infine convenuta ebbe luogo nella notte del 2 marzo 1877, meno di due giorni prima dell’Insediamento, all’epoca fissato al 4 marzo dell’anno successivo a quello elettorale.
Ben noto il fatto che il numero di Grandi Elettori conquistato dai candidati e quindi a loro collegati non dipende dal voto popolare nazionale ma da quello conseguito nei singoli Stati.
4 le occasioni – tutte favorevoli al repubblicano – nelle quali è stato conseguentemente eletto dal Collegio il meno votato: nel 1876 (il citato Rutherford Hayes), nel 1888 (Benjamin Harrison), nel 2000 (George Walker Bush) e nel 2016 (Donald Trump).
Infine, per quanto non sia mai accaduto che successivamente il voto dell’Electoral College non venisse ratificato, la definitiva certificazione della nomina si ha quando il nuovo Congresso, normalmente il 6 gennaio seguente l’elezione novembrina, si esprime in merito in una riunione presieduta dal Vice Presidente in carica.
Cosa interessante, che comporterà nel 2021, con lo sconfitto Mike Pence alla guida, una non rarissima ma poco consueta situazione.

Nota bene:
I Grandi Elettori sono costituzionalmente liberi di votare anche differentemente rispetto agli impegni presi (ricordo che 4 anni fa in 7 non si espressero né per Trump né per Hillary Clinton). Peraltro, oltre 30 Stati con loro normative hanno in proposito deliberato che questo non debba accadere.