Indiana al voto

Il prossimo 3 maggio si vota nello Stato dell’Indiana.

Una primaria col sistema proporzionale in casa democratica.

Una primaria con l’applicazione del winner take all in casa Grand Old Party.

Ottantatre i delegati da eleggere nel partito dell’asinello.

Cinquantasette quelli in palio nell’elefantino.

Guardando ai sondaggi – quelli più importanti (per quanto il giudizio in merito risulti problematico) – la corsa verso la nomination di Hillary Clinton non dovrebbe subire scossoni.

Il contrario, forse.

Real Clear Politics – l’istituto che raccoglie un numero notevole di risultati quanto alle intenzioni di voto e ne ricava la media generale – afferma che l’ex segretario di Stato prevarrà con un sei e sei per cento in più di suffragi sul rivale del Vermont Bernie Sanders.

Per il vero, un paio o tre di istituti (CBS, FOX e WTHR) riportano dati sì favorevoli alla signora ma, quanto al margine, non tali da metterla del tutto al sicuro.

Dato però che, come detto, l’attribuzione dei delegati è su base proporzionale, anche dovesse perdere di poco nulla sostanzialmente cambierebbe.

Tra i repubblicani, Real Clear Politics conclude dicendo che Donald Trump dovrebbe prevalere.

La media delle rilevazioni prese in considerazione dà al tycoon nuovayorchese un vantaggio del due punto tre per cento.

Non un granché, sembrerebbe.

E comunque entro il margine di errore (la forbice).

Peraltro, la indicata media sarebbe assolutamente più favorevole per Donald se, in totale controtendenza rispetto a tutti gli altri, non si trovasse l’istituto IPFW/Downs Center che arriva addirittura a prevedere la stravittoria di Ted Cruz che prevarrebbe con il quarantacinque per cento dei voti contro il ventinove del magnate (e il tredici di John Kasich, comunque, per quanto in ogni caso indicato come terzo, sempre in corsa).

Ora, lo sappiamo bene, il senatore del Texas non ha più la possibilità – la matematica lo boccia – di raggranellare i milleduecentotrentasette delegati che assegnano la nomination.

Ma, come il governatore dell’Ohio, corre per impedire a Trump di tagliare quel traguardo prima della convention.

Avesse ragione IPFW/Downs Center (anche non in modo tanto clamoroso visto che col winner take all basta comunque prevalere in termini di voto popolare, fosse anche di un solo suffragio), costringerebbe il front runner ad una invero brusca frenata.

Ecco, quindi, che l’Indiana acquista in casa repubblicana una importanza di tutto rilievo.