Introdurre la politica americana chiedendo scusa

Cercare, come faccio nelle poche righe che seguono – e che precedono le vicende elettorali dei Presidenti e dei più importanti tra i loro sfidanti soccombenti – di rappresentare le infinite sfumature politiche e partitiche USA quali e come succedutesi nei secoli è impresa cui, avvedutamente, nessuno dovrebbe attendere.

La inevitabile, conseguente semplificazione è brutale.

Scrivendo, credetemi, soffro.

È in uso dividere la Storia politico istituzionale americana in ‘periodi’ cercando e trovando ‘momenti’ distinti e differenti.

Guardando specificamente alle elezioni, è ovviamente possibile identificare e comprendere i cambiamenti socio politici attraverso il confronto partitico e il succedersi dei movimenti politici rappresentativi delle via via emergenti realtà.

Ecco le contrapposizioni come a mio modo di vedere avvicendatesi nel tempo:

– Federalisti contro Democratici Repubblicani (I due movimenti comunque ‘aristocratici’ i cui esponenti hanno fatto ‘nascere’ e istituzionalizzato il Paese) tra il 1792 e il 1828, laddove i primi prevalgono nel declinante Settecento e conquistano la Presidenza con John Adams nel 1796 e i secondi nei decenni iniziali dell’Ottocento amministrando il Paese dal 4 marzo 1801, con l’insediamento di Thomas Jefferson, al 4 marzo 1829, giorno nel quale ha luogo, a seguito dell’esito delle votazioni del precedente 1828, la ‘defenestrazione’ di John Quincy Adams.

– Democratici (il Partito dell’Asino, semplificando e non poco, sorge a rappresentare una borghesia in fase di consolidamento che prevale politicamente, non senza duri contrasti e contrapposizioni, con la Presidenza di Andrew Jackson) contro gli effimeri Whig (a loro volta emersi proprio in opposizione alle politiche ‘jacksoniane’)

– Democratici contro Repubblicani (Partito questo che nasce nel 1854 con il principale intento di combattere e mettere fuori legge lo schiavismo e la società che lo rappresenta dai Democratici difesa in specie nel Sud conservatore), confronto che dal 1856 ad oggi vede le due forze idealmente, socialmente, politicamente e geopoliticamente muoversi e ben differentemente collocarsi.

Volendo usare le definizioni molto più europee di ‘sinistra’ e ‘destra’, assumendo nel tempo alternativamente le une e le altre significanze.

È dal 1860 (che vede prevalere Abraham Lincoln mentre i Democratici si dividono) al 4 marzo 1933, giorno dell’Insediamento di Franklin Delano Roosevelt, che, uniche intervallanti eccezioni Grover Cleveland e Woodrow Wilson, un Partito dell’Elefante riformatore e in qualche esponente (si pensi al grande Teddy Roosevelt) decisamente progressista, governa non sapendo, però ed infine, prevenire il ‘Crollo di Wall Street’ e la conseguente Crisi economica (‘Great Depression’).

La successiva, significativamente definita ‘New Deal Era’, vedrà governare (malgrado l’interruzione Eisenhower) fino al 1968 la ‘Coalition’ democratica, adesso partiticamente riformatrice, che Franklin Delano Roosevelt riesce a formare.

Fino a quel 1968 nel quale la contestazione nei confronti dei Democratici è rappresentata dagli scontri che, mentre a Chicago si svolge una depressa Convention dell’Asino, coinvolgono giovani e polizia.

Dal ‘69 seguente al clintoniano 1992, un Partito Repubblicano geopoliticamente in prevalenza non più rappresentativo del Nord (conquistato invero nel 1964 dall’eccezionale, elettoralmente inarrestabile Lyndon Johnson) e sostanzialmente conservatore occupa la Casa Bianca, tranne il quadriennio di Jimmy Carter favorito dallo Scandalo Watergate.

Ed eccoci a noi.

Bill Clinton, George Walker Bush, Barack Obama, Donald Trump…

Un Democratico per due mandati consecutivi, un Repubblicano per lo stesso periodo, un Democratico in sella ancora otto anni e di nuovo (vedremo per quanto) un Repubblicano.

Una alternanza precisa, scandita, mai vista prima.

Dove si preparano ad andare gli USA non più evidentemente e da tempo WASP (White, Anglo/Saxon, Protestant) e non ancora definitamente ‘altro’?