Jackson fu il primo a proporre il voto popolare nazionale

Una delle possibili (probabili, addirittura) conclusioni della campagna in atto è che, ripetendo l’esito favorevole del 2016, Donald Trump perda il voto popolare a livello nazionale per vincere nel Collegio dei Grandi Elettori, avendo conquistato la maggioranza degli stessi Stato per Stato.
Come in altre occasioni ricordato, la proposta di modifica (in verità, attraverso l’adozione di un impossibile – non sarebbe mai ratificato – Emendamento costituzionale) del sistema è argomento di discussione da molto tempo in particolare ad opera dei democratici (non a caso in tutte le circostanze nelle quali si è arrivati al punto, è l’Asinello che ci ha rimesso).
Il primo in assoluto che ne parlò – a conferma delle tre precedenti asserzioni: se ne discute da tempo infinito, sono i democratici che ne trattano, non si arriva a risultato alcuno – fu Andrew Jackson nel lontanissimo 1829 nel messaggio al Congresso inviato subito dopo l’entrata in carica.
‘Old Hickory’ non dimenticava – come avrebbe mai potuto? – che nel 1824 la Executive Mansion gli era sfuggita per il voto contrario della Camera dopo che, pur non raggiungendo la maggioranza dei Grandi Elettori, aveva appunto vinto il voto popolare nazionale.
Era Jackson un Presidente con gli attributi, non un fantoccio nelle mani dei partiti o del Congresso.
Il fatto che sulla per lui tanto importante questione non abbia cavato un ragno dal buco dice come in proposito stessero le cose.
Le successive vicende, come siano state.
Le attuali inutili perorazioni, come stiano.