Kamala Harris non è “la prima persona di colore” alla Vice Presidenza

Personalmente, trovo riprovevole ogni sottolineatura riferita al colore della pelle delle persone.
Non mi interessa nulla che Tizio o Caio sia blu piuttosto che verde.
Ben altre e assai più significative le possibili divisive questioni.
La religione, come ricevuta e vissuta (l’Occidente, oramai a-religioso, non si vuole più rendere conto della straordinaria importanza del tema).
L’educazione.
Il ceto sociale.
Ovvio che anche a proposito del colore della pelle dei politici sia sulle stesse posizioni.
E con maggiore disgusto perché quasi sempre i partiti usano la ‘razza’ per sfruttare il diffuso ‘razzismo’ degli elettori.
E non mi riferisco soltanto alla volgarissima intolleranza, per convenzione, ‘di destra’.
Anche, maggiormente perché ben più diffusa, alla discriminazione, spesso inconsapevole ‘di sinistra’.
Per capirci, cos’altro è un elettore che voti per un nero solo perché tale, prescindendo da valutazioni afferenti le sue capacità, se non un razzista?
Per di più, come nel caso di Barack Obama spacciato per ‘Afroamericano’ non essendolo affatto (è un ‘Kenyan American’, tutt’altro).
Tutto ciò ribadito, trattando della Vice Presidente eletta (invero, tale – salvo formale successiva ratifica congressuale – solo dopo il prossimo 14 dicembre, giorno del voto ad opera del Collegio dei Grandi Elettori) Kamala Harris, alcune precisazioni.
Sarà effettivamente la prima Signora a ricoprire l’alto incarico.
Sarà, per parte di madre Tamil, la prima ‘Asian American’.
Sarà, per parte di padre, la prima giamaicana.
Non (non) sarà “la prima persona di colore” collocata nel ruolo.
È difatti in questa classifica preceduta dal Vice Presidente di Herbert Hoover Charles Curtis (in carica dal 1929 al 1933) in parte Nativo americano.
Notevole uomo politico, Curtis era stato educato fuori dai classici schemi USA tanto che l’inglese non era la sua lingua (parlava francese e kansa) e dovette impararlo.
(Altrettanto aveva ai suoi tempi fatto il Presidente Martin Van Buren, olandese di famiglia).
Auguri, ovviamente, tutte queste considerazioni a prescindere, alla Signora Harris!