La ‘Dottrina Truman’ in due stringate parole

“Credo che la politica estera degli Stati Uniti debba essere quella di sostenere i popoli liberi che stanno resistendo ai tentativi di sottomissione da parte di minoranze armate o da pressioni esterne”.
Così il Presidente Harry Truman nel 1947.
Queste parole e la successiva approvazione (a maggio) da parte del Congresso USA del provvedimento noto come ‘Greek and Turkish Aid’ (Grecia e Turchia essendo allora sotto attacco) segnarono una svolta effettivamente epocale nella politica estera d’oltreoceano.
Quella che fu correttamente definita ‘Dottrina Truman’ difatti affermava e nei susseguenti fatti dimostrava che gli USA non sarebbero rimasti a guardare mentre i Paesi europei piegati dalla guerra assai faticosamente cercavano di riprendersi e l’Unione Sovietica andava espandendo nel mondo la propria influenza e il proprio potere.
Truman, parlando e conseguentemente operando, definiva la minaccia comunista come un pericolo globale grave contro il quale necessitava battersi e gettava le basi per i successivi interventi americani in Europa e nel Sud Est Asiatico.
Nel determinatissimo Missouriano inopinatamente e senza alcuna adeguata preparazione arrivato a White House a seguito della improvvisa dipartita di Franklin Delano Roosevelt, nella sua inattesa ed eccezionale capacità di comprendere i tempi e le loro occorrenze, in quel momento nuovamente si dimostrava che Otto von Bismarck-Shoenhausen aveva visto giusto quando, molti anni prima, parlando degli Stati Uniti d’America, aveva scritto: “Esiste una particolare Provvidenza divina che protegge i bambini, gli ubriachi, i pazzi e gli Stati Uniti d’America!”