La salute, necessariamente ‘di ferro’ dei candidati

Ma che salute, che fisico, che morale deve avere un candidato a White House che intenda arrivare fino in fondo alla lunga corsa elettorale?

Hillary e Donald, all’apparenza, sono belli (per modo di dire) e pimpanti.

Girano come trottole per gli States – e dovranno farlo senza interruzione fino all’8 novembre – affrontando i problemi nazionali e locali con lo spirito giusto.

Neppure un giorno, che dico? un istante di defaillance.

Un vero miracolo che ogni quattro anni, mutati i protagonisti, si ripete.

Guardando al passato, tra i candidati delle diverse epoche, la stessa incredibile situazione, la stessa salute ‘di ferro’.

Tutta gente fisicamente inattaccabile, almeno durante la campagna elettorale, salvo poi schiattare velocemente una volta in carica come William Harrison, durato solo un mese (dal 4 marzo 1941, insediamento, al 4 aprile successivo, data del decesso).

Anche nelle precedenti elezioni del 1824 le cose non filarono lisce.

Occorre che nessuno dei candidati in corsa conquisti la maggioranza assoluta dei delegati.

La camera viene chiamata a decidere e deve farlo scegliendo fra i primi tre (in tal modo delibera il XII emendamento) classificati, la qual cosa esclude Henry Clay, quarto.

Primo è Andrew Jackson, secondo J. Q. Adams e terzo il georgiano William Crawford, designato come suo successore da James Monroe.

La scelta sarà obbligatoriamente tra i primi due perché Crawford si becca un bel colpo apoplettico ed esce pertanto dai giochi.