Memorabilia: quando a Boston fu proibita la musica di Beethoven

Il 6 aprile 1917 (aveva Woodrow Wilson giurato per la seconda volta il precedente 4 marzo), gli Stati Uniti entravano nella Prima Guerra Mondiale.
Nella campagna elettorale datata 1916 il tema riguardante l’intervento era stato dibattuto a lungo ed entrambi i candidati (al Presidente uscente e democratico si contrapponeva il Giudice della Corte Suprema Charles Evans Hughes, ovviamente repubblicano) si erano sostanzialmente dichiarati pacifisti.
Confermato contro le aspettative (il partito repubblicano nel 1912 aveva perso a causa della spaccatura causata dalla fuoriuscita con successiva candidatura dell’ex Capo dello Stato Theodore Roosevelt e si pensava fosse in grado di tornare al governo), Wilson cercò fino all’ultimo di evitare l’inevitabile ma alla fine (in particolare a seguito di affondamenti di navi da parte dei sommergibili tedeschi con numerose vittime americane) il 2 aprile 1917 chiese, secondo Costituzione, al Congresso di dichiarare guerra a alla Germania.
La mozione, votata dal Senato a larghissima maggioranza (ottantadue a sei i sostegni) il mattino del successivo 6 aprile (venerdì santo) ottenne il sì definitivo dalla Camera (trecento settantatre a cinquanta i voti favorevoli).
Il successivo 13 (aprile è il più crudele dei mesi, ricordate?) nasce per iniziativa presidenziale il ‘Committee on Public Information’ (letteralmente, ‘Comitato di informazione pubblica’) il cui compito è quello di stimolare il patriottismo e unire la Nazione nello sforzo bellico.
Direttore un intraprendente giornalista che si era fatto strada nel mondo della stampa scandalistica di nome George Creel.
Come sottolineano gli storici, la neonata e subito attivissima agenzia di propaganda si spinse fino al punto di incitare i cittadini all’odio contro la Germania e i suoi simpatizzanti (e poteva anche starci) ma anche, e con atti estremi, contro i cittadini americani tedeschi di origine, altresì obbligati ad americanizzare il cognome.
Bandito l’insegnamento della lingua germanica in non poche scuole, cambiato il nome ai crauti (diventati ‘cavoli della libertà’) sui menu nei ristoranti, a Boston (la città da sempre e ancora a quei tempi culturalmente più importante) fu proibita l’esecuzione della musica di Ludwig Van Beethoven!
E non se la cavarono meglio i pacifisti e i radicali così come tutti coloro che sembrava non si impegnassero in modo assoluto a sostenere lo sforzo bellico.
Leggi specifiche furono emanate e fu proibito anche solo parlare contro la guerra (il leader socialista e più volte candidato alla Casa Bianca Eugene Debs fu condannato a dieci anni di carcere – non totalmente scontati per la successiva grazia concessa da Warren Harding nel dicembre del 1921 – per questo).
È in tale temperie che – consideriamo un aspetto decisamente positivo – infine, vista la partecipazione femminile allo sforzo in atto, fu concesso il voto alle donne.
Nel 1917 nel New York.
Poi, a conflitto invero terminato, nel 1919, a livello federale con applicazione già nelle elezioni del 1920.

Al riguardo, fino a poco tempo prima, del resto esplicitando l’opinione dei più, lo stesso Wilson aveva ripetutamente affermato che recarsi al seggio per votare era cosa non degna per le Signore.