Presidente di minoranza

1968, George Wallace esce dal partito democratico, si presenta come indipendente, vince in cinque Stati del suo Sud raccogliendo la bellezza di quarantacinque grandi elettori (risulteranno quarantasei perché in sede di collegio elettorale uno dei delegati di Nixon lo voterà), viene appoggiato da quasi dieci milioni di elettori.

I due candidati principali Richard Nixon e Hubert Humphrey, in termini di voti popolari – non di delegati visto che il repubblicano prevale per trecentouno a centonovantuno – arrivano spalla a spalla (entrambi sopra i trentuno milioni di suffragi ma con il primo comunque in vantaggio).

Per conseguenza, Nixon sarà un ‘presidente di minoranza’ essendogli avversi più elettori di quanti gli risultino favorevoli.

Non che fosse accadimento nuovo o raro.

In precedenza, ‘presidenti di minoranza’, nel senso ora detto, erano stati John Quincy Adams in una elezione davvero particolare, James Polk, Zachary Taylor, James Buchanan, Abraham Lincoln nella tornata del 1860, Benjamin Harrison, Grover Cleveland nel 1892, Woodrow Wilson in entrambe le occasioni (1912 e 1916) ed Harry Truman.

Un caso simile a quello del 1968 sopra illustrato si ha poi nel 1992, anno nel quale Bill Clinton strappa lo scranno a George Herbert Bush.

La differenza consiste nel fatto che il terzo candidato Ross Perot, pur raccogliendo il diciannove per cento dei voti popolari, pari a oltre diciannove milioni di suffragi, non conquista neppure uno Stato.

Non incide, pertanto, in termini di grandi elettori.

Noto, infine, il risultato delle elezioni del 2000 con George Walker Bush in carica per quanto votato da un numero inferiore di persone a livello nazionale.

Tutto quanto illustrato, dipende dal sistema elettorale che, brutalmente semplificando, fa arrivare a White House non chi prevalga in termini di suffragi ma chi conquisti Stato per Stato il maggior numero di grandi elettori.

Oggi, un risultato consimile parrebbe profilarsi.

Dipende dai risultati del candidato libertariano Gary Johnson, non in grado certamente di vincere, ma probabilmente destinatario di un notevole numero di voti.

Avremmo, nel caso, sia Hillary, sia Trump a prevalere, un presidente minoritario.