Quando si parlò della fine del Partito Democratico USA

A partire dal 1860 (vittoria del repubblicano Abraham Lincoln) e fino al 1928 (anno nel quale per White House si confrontavano l’elefantino Herbert Hoover e l’asinello Alfred Smith), il Partito Democratico aveva governato per soli quattro mandati.

Sedici anni su sessantotto!

Poco davvero.

Per di più, nel 1912 aveva sì vinto con Woodrow Wilson ma per la divisione del fronte avverso.

Sommando nell’occasione i voti popolari di Theodore Roosevelt e di William Taft, i repubblicani erano stati comunque assai più numerosi e solo il particolare sistema elettorale aveva permesso all’ex rettore di Princeton di prevalere.

Arrivati che si fu al 6 novembre sera del predetto 1928, vista la disfatta del candidato democratico (quattrocentoquarantaquattro i Grandi Elettori conquistati da Hoover contro gli ottantasette – quasi tutti ‘regionali’ in quando sudisti – del povero nuovaiorchese) e dell’intero partito a livello di Camera e Senato, non pochi osservatori suonarono le campane a morto per i democratici parlando di un loro definitivo declino e prospettando una veloce dissoluzione.

Come per Mark Twain (i giornali ne avevano a suo tempo annunciato la morte e lo scrittore aveva reagito con un telegramma nel quale definiva “prematura” la notizia), ci si sbagliava.

Quattro anni ancora e nel 1932 vincerà il democratico Franklin Delano Roosevelt e saranno i repubblicani a dovere aspettare vent’anni prima di tornare in sella.