“Sanders non molla”

“Sanders non molla”, questo il sintetico titolo con il quale non pochi media, contemporaneamente, criticano il senatore del Vermont per la da loro supposta e inutile cocciutaggine e rivelano la loro preferenza per Hillary Clinton.

“Ma perché dovrebbe mollare?” è la replica.

Per quanto, difatti, l’ex segretario di Stato – in specie, ovviamente, contando sul ‘fattore donna’ – sia per tutti (o quasi) ‘il candidato ineluttabile’, buona parte dell’elettorato democratico che finora è andato alle urne ha detto, votando Sanders, di non volerla, così come larghissima parte di quanti – in particolare in Stati che hanno ‘chiuso’ il voto agli indipendenti – non hanno potuto invece, per regolamento, esprimersi.

E che dire, poi, del fatto che, ove alla signora si togliessero i voti dei superdelegati sarebbe in effetti parecchio lontana dalla maggioranza assoluta degli stessi?

Sanders conduce una battaglia persa (con ogni probabilità), ma porta avanti istanze e idee che il partito democratico trascura e ritiene che in tal modo operando potrà almeno ottenere che in sede di convention, nel mentre si compone la platform, tali istanze e idee trovino qualche rappresentazione.