Sarà la questione dominante

Per quanto tempo – che lo diventi e già lo sia è certo – la questione Impeachment sarà dominante negli USA?

Quali gli effetti?

Ecco, nel mentre possiamo certamente affermare che l’argomento verrà ‘cavalcato’ dai democratici.

Per quanto si debba concludere per un impatto non da poco nei riguardi della campagna elettorale in corso (altro che cominciarla in Iowa a febbraio 2020!).

Dubbi notevoli si devono nutrire a proposito dei danni che davvero Trump potrebbe subire.

Dei danni, non assolutamente delle conseguenze giuridiche perché il giudizio finale è del Senato, laddove i repubblicani sono in maggioranza e dove è impossibile che si raggiungano le adesioni dei due terzi dei votanti per l’effettiva destituzione.

Una operazione quella iniziata che rende la vita difficile al Presidente.

Che può portare attraverso il lavoro della Commissione all’apertura della procedura alla Camera.

Che enfatizzata e seguita dai media appassionerà.

Che può portare ad un voto finale camerale favorevole, vista la maggioranza democratica nel consesso.

Che nel caso, dopo, condurrebbe all’aula senatoriale.

Che porterebbe il Presidente della Corte Suprema a dirigerne i lavori.

Che alla fine potrebbe condurre, se l’accusa stesse in piedi, al voto con le modalità suddette.

Un iter impervio – al quale Nixon di sottrasse dimettendosi – arrivato in fondo (fallendo) una sola volta contro Andrew Johnson (successore di Abraham Lincoln) e interrottosi prima invece nei riguardi di Bill Clinton.

Altre due soltanto le occasioni nelle quali se ne parlò.

La prima vide oggetto John Tyler (anni Quaranta dell’Ottocento) attraverso una richiesta senza seguito.

La seconda (anni Sessanta sempre ottocenteschi) quando fu istituita una Commissione per verificare la possibilità di incriminare James Buchanan senza arrivare a farlo.

Interessanti comunque le prospettive.

Vedremo.