Senato 2020/2024: articolazioni

Abbiamo già ampiamente trattato dell’importanza del Senato e di quanto possa favorire o al contrario ostacolare l’azione del Presidente essendo suo compito ratificarne (o meno) le nomine: Ministri, Giudici della Corte Suprema e Federali, Ambasciatori…
(Da questo fondamentale punto di osservazione, molto meno significante la Camera, ovviamente importante allo stesso modo quanto alla attività legislativa).
Abbiamo già più volte detto della specifica caratura delle consultazioni senatoriali del prossimo 3 novembre.
In breve, 35 i seggi in gioco 23 dei quali di casa repubblicana la qual cosa indica che il partito sotto attacco, che ha maggiormente da perdere avendo più carne al fuoco è il Grand Old Party la cui maggioranza al consesso (53 adesso i suoi eletti) – visti in in aggiunta i tempi che corrono – è in forte dubbio.
Abbiamo altresì ipotizzato possibili scenari successivi al voto:
– i repubblicani resistono conservando almeno 51 scranni e possono per conseguenza appoggiare un Trump eventualmente confermato o contrapporsi a un Biden entrato in carica
– gli stessi GOP mantengono la metà delle poltrone e a quel punto hanno la maggioranza se alla Casa Bianca permane il tycoon visto che il suo Vice, Pence, per il dettato della Carta costituzionale, vota in caso di parità mentre perdono le seguenti votazioni in aula se Presidente diventa l’ex Senatore giacché il suffragio determinante spetterebbe al Vice, chiunque sia o fosse, di Biden
– i democratici arrivano a pareggiare (50 a testa) la quale cosa può sfociare in un predominio se il loro candidato a White House vince perché (lo ripetiamo? sì) il suo Vice presiederebbe l’assemblea potendo votare in caso di parità, come detta la Costituzione o può portare a un nulla di fatto se il Capo dello Stato è ancora Trump
– i democratici raggiungono la maggioranza dopodiché se governa il loro uomo sono tutte rose e fiori mentre se resiste il repubblicano possono rendergli la vita veramente difficile.
Tutto questo nel biennio 3 gennaio 2021/3 gennaio 2023 (i Senatori, come i Rappresentanti, entrano in carica il 3 del primo mese dell’anno successivo a quello elettorale).
Quello che finora si può dire guardando oltre è che anche le votazioni per la Camera Alta del 2022 (le Mid Term Elections quell’anno sono in programma martedì 2 novembre) vedranno sulla graticola – chissà in quali situazioni politiche e sociali? – il partito repubblicano che ancora vedrà in gioco più suoi esponenti dei rivali.
Il successivo biennio sarà o l’ultimo di un Trump che si avvia all’addio, non potendosi ricandidare, o il secondo (l’ultimo comunque, vista l’età di Biden e quindi per differenti ragioni?) del democratico.
Già sappiamo che invece nel 2024 (il 5 novembre) le cose, quanto ai pericoli conseguenti la convocazione alle urne, saranno difficili per gli Asinelli che torneranno, come nel trascorso 2018 – perché a scadenza andranno proprio i vincitori delle ultime Mid Term – a giocarsi in larga parte i propri eletti.

a) Va a questo punto ripetuto che il mandato senatoriale è di sei anni e che ogni biennio, in coincidenza con le cosiddette Presidenziali e le Mid Term, va in votazione un terzo dei seggi essendo gli attuali cento Laticlavi divisi in tre classi, due di 33 e una di 34 scranni, e che, come quest’anno, può essere che si voti per un numero maggiore di contese solo se vengono indette consultazioni suppletive in caso di decesso o se qualcuno si è dimesso?
Va ripetuto!

b) Va rammentato che la ragione fondamentale per la quale per questa assemblea si vota un terzo dei seggi alla volta consiste nella decisione presa dai Founding Fathers di ostacolare in questo modo cambiamenti politici subitanei, affrettati e poco ragionati, dettati magari da accadimenti sui quali occorre invece argomentare e riflettere come solo il trascorrere del tempo consente?
Va rammentato!