Sondaggi come capita capita, e non solo

Tredici?

No, otto!

Ma, è la stessa cosa?

Per i media, pare di sì.

Che la differenza riscontrata oggi tra Clinton e Trump nelle indicazioni di voto dai sondaggi (quali?, di chi? con quale finalità? a livello dell’intero Paese mentre contano quelli Stato per Stato?…)  sia di ben cinque punti in ventiquattr’ore non interessa né mette una pulce nell’orecchio ad alcuno.

E quindi, si va a ruota libera.

In Italia soltanto?

Per carità, ovunque.

Negli USA, soprattutto.

L’intento, se esiste?

Creare confusione?

No, è una conseguenza non voluta.

Riuscire ad attrarre l’attenzione per un quarto d’ora?

Certo, ma con internet, per molto meno tempo.

Disinformare?

Noo, pensare a una cospirazione tra giornalisti sarebbe troppo.

E’ che almeno il novantacinque per cento di quanti scrivono di campagna elettorale americana non hanno la minima idea al riguardo.

Copiano.

Si attaccano alle sciocchezze e da quelle prendono spunto.

Su tutto e tutti, infine ed è determinate nella situazione, incombe una missione che nessuno ha affidato a chicchessia ma che un incredibile numero di persone ritiene propria: deve essere eletta Hillary Rodham (si chiama così, ricordate?) Clinton.

La candidata inevitabile – con alle spalle una serie infinita di insuccessi privati e professionali – che tutti vogliono vedere a White House.

Perché?

Perché è la cosa più politically correct al momento possibile.

Altro che Donald Trump (un avversario perfetto per la signora).

I repubblicani avrebbero dovuto scovare una donna nera, lesbica e handicappata, una persona cioè ancora più politicamente corretta.

Le capacità personali, le idee non preconfezionate, l’articolazione di un messaggio serio e determinato, la statura di uomo politico (non di politicante o di fattucchiere), la serietà, il programma…non contano nulla.

Siamo ridotti a questo!