Sondaggi poco o per nulla affidabili (ricordate il 2016?)

Una ricerca di FiveThirtyEight a proposito della accuratezza dei sondaggi elettorali negli Stati Uniti, facendo distinzione tra quelli nazionali e i locali, ha concluso che i primi, alla luce dei successivi reali esiti, risultano più veritieri dei secondi.
Ora, la questione è grave e porta a sbagliare le conseguenti previsioni visto che l’elezione del Presidente prescinde dal voto popolare federale ed è invece di competenza dei singoli Stati.
Grande influenza ha poi in proposito – come si è potuto indubitabilmente verificare – un pregiudizio degli istituti costantemente a favore dei democratici che vengono usualmente accreditati di un consenso superiore al vero.
Guardando per esempio e considerando la sorpresa con la quale si assistette nel 2016 alla vittoria di Donald Trump su una Hillary Clinton data per vincente senza problemi fino addirittura a metà dello spoglio, le differenze tra sondaggi e risultati in Pennsylvania, uno degli Stati determinanti furono addirittura del quattro e sei per cento.
In buona sostanza, la media delle ventinove (!?) rilevazioni fatte negli ultimi ventuno giorni di campagna davano colà un voto a favore dell’Asinello (in effetti soccombente) di oltre il quattro e mezzo per cento superiore alla realtà.
Quanto al Michigan (altro Stato decisivo), in totali venti sondaggi sempre nelle ultime tre settimane, di un simile quattro e quattro.
In Ohio poi l’errore (diciotto le rilevazioni nel tempo indicato) è stato addirittura del cinque e otto.
Pochissimi (in Nevada e nel Colorado) i casi contrari, di valutazione non veritiera del suffragio repubblicano, e comunque inferiori al due.
Come infinite volte detto e scritto, considerando che i sottovalutati GOP vincono più frequentemente dei democratici (dal 1856, anno del primo confronto diretto, sono stati al governo ventiquattro anni di più), non sarebbe più saggio evitare di caricare di attese la campagna di Joe Biden la cui vittoria è oggi data per certa?
Vincerà magari ma sarebbe meglio non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso.