‘The best man’ ovvero, anche questa volta la Provvidenza divina salverà l’America?

“Esiste una particolare Provvidenza divina nei confronti dei matti, dei bambini, degli ubriachi e degli Stati Uniti d’America”.

Otto von Bismarck-Schoenhausen

 

‘The best man’.

E’ convinzione assoluta – non sempre espressa, spesso inconscia – negli USA che, alla fine del lungo processo elettorale, alla Casa Bianca arrivi l’uomo migliore.

Prendendo spunto da tale certezza nonché dalla significativa frase del Bismarck sopra riportata, nel 2013 ho pubblicato il saggio breve intitolato appunto ‘La Provvidenza divina e gli Stati Uniti d’America’.

Non starò qui a riportare le quaranta pagine circa che lo compongono.

Guardando però oggi alla evidente pochezza dei due candidati in campo (inutile qui parlare dell’invece ottimo Gary Johnson non avendo il libertariano nessuna possibilità), mi chiedo se davvero anche questa volta sarà così.

E – facciano tutti i possibili scongiuri Hillary Clinton e Donald Trump – mi sovviene dei casi (trattati nel saggetto) nei quali la citata Provvidenza, non avendo in effetti operato nel corso della procedura elettorale, è intervenuta perentoriamente dopo.

Come?

Semplicemente eliminando fisicamente il presidente eletto e facendo arrivare a White House il suo vice che si rivela dipoi la persona giusta al posto giusto, quale di contro non era (o non era più)  il predecessore.

(Un inciso, un doveroso inciso.

E’ capitato e può pertanto capitare nuovamente, che un candidato considerato assolutamente incapace, una volta sul ponte di comando, si riveli il citato uomo giusto al posto giusto.

In questi frangenti, la Provvidenza, avendo già nascostamente operato, non interviene).

I casi più significativi da ricordare riguardano nell’ordine

John Tyler, che sostituisce la vecchia cariatide William Harrison e, semplificando brutalmente come nelle righe che seguono (se volete saperne di più, leggete il saggio di cui sopra), fa in modo che il Texas entri nell’Unione.

Theodore Roosevelt, rivoluzionario e immaginifico realizzatore subentrato a William McKinley.

Harry Truman, che prende il posto di un oramai spento Franklin Delano Roosevelt.

Lyndon Johnson, il grande riformatore che segue l’inconcludente e pericoloso parolaio John Kennedy.

Per il vero, senza arrivare a questi estremi, la Provvidenza è in qualche caso intervenuta in sede di campagna elettorale creando situazioni particolari tali da favorire l’uomo migliore.

Si pensi alle elezioni del 1860.

Abraham Lincoln vince perché il fronte democratico, maggioritario in termini di voti, si spacca proponendo due candidati che si dividono i suffragi e perdono.

Peraltro, in questo 2016, non si vede come e in qual modo una situazione del genere possa riproporsi e, poi, a favore di chi?

Esiste un  ultimo, ancora oggi, possibile intervento divino: riguarda i candidati alla vice presidenza.

Faccio l’esempio relativo al già ricordato Harry Truman.

Dopo che nei primi due mandati il vicario di F.D.R. era stato John Garner, nel terzo, pensionato l’ex speaker della camera, al suo posto era succeduto Henry Wallace.

Intellettuale di livello su posizioni per l’epoca troppo di sinistra (così si sosteneva ma va qui ricordato che Mussolini – le cui origini socialiste a volte facevano aggio – ne fece tradurre alcune opere in italiano), nella tornata elettorale 1944 fu sostituito da un pallido, scolorito senatore del Missouri che F.D.R. gradiva ritenendolo un bravo yesman, un tale che non avrebbe dato fastidio.

Truman – costui – entrò in carica come vice il 20 gennaio 1945.

Il 12 aprile 1945, meno di due mesi dopo, morto F.D.R per infarto, approdava alla stanza ovale.

La Provvidenza divina aveva operato prima, congedando Wallace e mettendo in rampa di lancio l’uomo perfetto per quei tempi.

L’ex manutengolo della mafia irlandese del natio Missouri, l’insignificante omettino fu davvero, incredibilmente, un grande presidente.

Quindi e pertanto:

primo, malgrado funesti presagi, può essere che l’eletto – Hillary o Donald – si riveli migliore del prevedibile;

secondo, non dovesse l’eletto essere all’altezza si può sempre sperare (!!!???) che vada all’altro mondo e che il vice subentrato sia lui ‘The best man’.

Chiudo ricordando che proprio ‘The best man’, 1964, è il titolo originale di un bellissimo film di Franklin Schaffner  (in italiano, ‘L’amaro sapore del potere’) ricavato da un lavoro di Gore Vidal e interpretato da Henry Fonda e Cliff Robertson.

La scena è quella di una ‘brokered convention’ nella quale, quindi, non esiste un candidato già in possesso della maggioranza dei voti dei delegati, maggioranza che va conquistata in corso di congresso.