United States of America. La lunga e articolata strada verso la democrazia

Dalla sedicesima volta – e pertanto dal 1848 – nella quale gli Stati Fondatori (gli altri, è ovvio, successivamente entrati nell’Unione, contano su differenti numerazioni e per esempio Alaska ed Hawaii si sono espressi dal 1960 al 2016 e cioè solo in quindici tornate) – come noto a seguito di una Legge adottata nel 1845 – votano in un solo giorno quando in precedenza le elezioni si svolgevano nell’arco di oltre un mese, larga parte almeno di novembre (salvo le prime a cavallo degli anni 1788/1799) sempre inclusa, i Grandi Elettori, ai quali (essendo la Presidenziale una ‘elezione di secondo grado’ non ‘diretta’) spetta la scelta effettiva dell’inquilino di White House “il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del mese di dicembre successivo”, vengono nominati Stato per Stato, nel numero corrispondente alle delegazioni congressuali (Senatori più Rappresentanti), “il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre dell’anno bisestile”.

(Questa ultima circostanza è determinata dal fatto che le seconde elezioni ebbero luogo nel 1792, anno bisesto, ed essendo il mandato quadriennale…)

Abbiamo più volte narrato del perché quanto alla determinazione del giorno.

(Velocemente:

mantenuta la scadenza novembrina e scelto l’inizio del mese,

1) non si può votare di domenica perché è il giorno dedicato al Signore

2) occorre (occorreva) lasciare uno spazio di tempo – il lunedì – per recarsi ai seggi all’epoca non distribuiti ovunque

3) si va alle urne pertanto di martedì, ma non semplicemente il primo martedì del mese in quanto potrebbe coincidere – come nel 2016 – con il giorno di Ognissanti).

Orbene, la scelta dei predetti e decisivi Grandi Elettori è stata vissuta differentemente negli Stati.

In origine e per un numero di circostanze afferenti le diverse realtà, non pochi tra essi, non chiamavano gli elettori al voto per la bisogna ma provvedevano attraverso il Legislativo locale.

Si trattava pertanto di una decisione non ‘diretta’, il popolo degli aventi diritto restando escluso.

Così, è cercando Stato per Stato che si arriva a certificare quando e da quando i Grandi Elettori del South Carolina o del New York, per dire, sono determinati da una espressione non ‘mediata’.

Si aggiunga, per incidere maggiormente nel quadro, a sottolineare il fatto incontrovertibile e documentato che i Padri Fondatori Costituenti non intendevano affatto (in caso contrario, perché gli stessi Grandi Elettori?) lasciare ai cittadini le scelte che invece dovevano ogni volta essere ‘sorvegliate’ ed eventualmente, se del caso modificate, che i Senatori, fino alla riforma datata 1913, erano altresì nominati dai Legislativi.

Che i delegati alle Convention (fra l’altro, in uso dal 1831 – il Partito Anti Massonico, il primo ad adottarle – in vista delle Presidenziali dell’anno successivo) dei movimenti politici, fino alla certamente non facile e solo progressiva (già nel Novecento) adozione delle Primarie, erano scelti dalle consorterie che governavano gli affari nelle singole realtà.

Lunga e tormentata la strada percorsa dagli Stati Uniti d’America per arrivare – non assolutamente (è ipotizzabile?), ma infinitamente più degli altri Stati – alla democrazia.

Chiedendomi io di continuo cosa tale parola davvero significhi.

Nota bene

Attualmente, dopo l’approvazione dell’Emendamento che attribuisce al Distretto di Columbia un numero di Grandi Elettori pari a quelli degli Stati meno rappresentati al Congresso (tre), essendo cinquanta dal 1959 i membri dell’Unione,

i predetti infinitamente citati Grandi Elettori sono in totale cinquecentotrentotto.

Si arriva a tale consistenza perché coincidono con il totale (in aggiunta poi i tre del Distretto) dei congressisti che sono cinquecentotrentacinque

(quattrocentotrentacinque difatti per legge i Rappresentanti,

due per Stato i Senatori).

Così stando le cose, la maggioranza assoluta da raggiungere è duecentosettanta.

Come più volte detto e scritto, i Grandi Elettori, nella riunione del Collegio – che ha luogo nelle capitali degli Stati quivi convenendo senza recarsi a Washington – “il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del mese di dicembre successivo alla loro nomina”, eleggono il Capo dello Stato.

Non tutti gli Stati hanno nel tempo emanato disposizioni che obblighino i singoli loro delegati a mantenere l’impegno preso e a conseguentemente votare per il candidato al quale sono legati e capita che in quella sede alcuni voti vengano dispersi (per dire, nell’ultima circostanza, tre preferenze sono andate a Colin Powell), ma questo non ha mai modificato la sostanza.

Nel caso in cui, tre o più essendo i pretendenti allo scranno presidenziale che hanno conquistato Stati e pertanto delegati, nessuno tra i candidati abbia raggiunto la citata maggioranza assoluta (è capitato solo nel 1824 essendo il caso del 1800 determinato dalla inesistenza del ticket elettorale introdotto nel 1804) la competenza passa alla Camera dei Rappresentanti che entra in carica il 3 gennaio dell’anno successivo.

Nel consesso, il voto di ogni Stato rappresentato è pari a uno, non avendo più peso la consistenza numerica degli abitanti – come evinta dal Censimento che viene condotto ogni dieci anni quando la finale è zero (il prossimo nel 2020) – che fa sì che i Rappresentanti stessi e per conseguenza i Grandi Elettori siano proporzionalmente distribuiti.

Oggi, per dare una misura, la California vale cinquantatre Rappresentanti e due Senatori, cioè cinquantacinque delegati al Collegio.

Mentre l’Alaska (e non solo) ne porta tre, due essendo i suoi nella Camera Alta e uno in quella Bassa.

Straordinario pertanto il fatto che nelle predetta votazione camerale per la elezione del Presidente California e Alaska contino allo stesso modo.

Va qui per incidens ricordato che può accadere che sia il candidato alla Vice Presidenza a non raggiungere la maggioranza assoluta dei Grandi Elettori.

È accaduto nel 1836.

Nell’ipotesi, si esprime votando in merito il Senato laddove però i componenti votano individualmente.

Notevole il fatto che la competenza per la qualifica maggiore sia della Camera e quella per la minore il Senato.