Washington, George: non il Generale, il candidato

Riluttante.

Cercò davvero di resistere agli inviti sempre più pressanti che arrivavano da ogni parte.

Inviti che non avevano – né avrebbero potuto avere – coloritura partitica alcuna.

Infine, candidato e naturalmente eletto due volte all’unanimità (ci mancherebbe).

Unanimità nel senso che tutti i Grandi Elettori, al momento della votazione in sede di Collegio, si espressero per lui.

La prima volta (non lo ripeteremo mai abbastanza: quella del Presidente USA è una elezione di secondo grado, non diretta), la nomina dei predetti Grandi Elettori avvenne tra la fine del 1788 e l’inizio del 1789.

La seconda tra il 2 novembre e il 5 dicembre 1792.

(Si comincerà a votare per la bisogna in un solo giorno solo dal 1848).

Entrato in carica il 30 aprile 1789, occupò lo scranno presidenziale fino al termine naturale (all’epoca) del quadriennio 1793/1797 e quindi il 4 marzo di quest’ultimo anno.

In una sola circostanza, un altro Presidente ‘rischiò’ di ottenere la medesima unanimità: nel 1820, James Monroe.

Per evitare che ciò accadesse, uno dei Grandi Elettori, in sede collegiale, si espresse per John Quincy Adams.

Si chiamava ovviamente George Washington, il Nostro.

Rifiutando un terzo e assolutamente certo esercizio del potere esecutivo, disse che nessun individuo poteva sostenere per più di otto anni il peso conseguente al mandato.

Bastarono queste parole perché uomini di particolare valore a lui succeduti (Thomas Jefferson, James Madison, il citato Monroe, Andrew Jackson, per dire), adeguandosi, si ritirassero dopo otto anni.

Sarà Franklin Delano Roosevelt a ‘dirazzare’ ottenendo un terzo incarico e vincendo poi in una quarta occasione.

Mal gliene incoglierà, dato che morirà d’infarto poco dopo.

Le parole del Padre della Patria…