3 novembre! 2020! Incredibilmente, eccoci

È il ‘primo martedì dopo il primo lunedì’ elettorale USA più atteso di sempre questo finalmente arrivato 3 novembre 2020?
Impossibile rispondere altro che “Certamente!”.
Vado per i 77 e di campagne (per non parlare di quelle studiate) ne ho viste, seguite, commentate…
Altroché.
Di ogni genere e tipo.
‘Adatte’ comunque a rappresentare l’epoca, il particolare e specifico ‘momento’.
Di contrapposti programmi…
Di intenti volti a unire…
Di intenti volti a dividere…
Di città contro campagne…
Di ‘pancia’ contro ‘testa’.
Di vere, profondissime e, volgendo lo sguardo indietro, rapidissime rivoluzioni geopolitiche.
Quanto alle personalità in campo…
Di inconciliabili conflitti.
Di candidati in corsa con assoluta dedizione, convinti di farcela comunque e contro tutti e per questa granitica certezza infine, vincenti.
Di altri in qualche modo amaramente consapevoli del fallimento che li aspetta e conseguentemente sconfitti.
Di gentiluomini.
Di furbacchioni.
Di fortunati.
Di davvero pochissimi carismatici.
Di situazioni ‘esterne’ – guerre calde e fredde – che intervengono e condizionano.
Di ‘crisi’ economiche e sociali talmente frequenti (e dipoi dimenticate) da far pensare che sia appunto l’essere in crisi su tutti i versanti la (negata) normalità.
E ho fatto il tifo.
Per uomini dell’uno o dell’altro schieramento.
Perfino per qualche indipendente senza possibilità alcuna.
E mi sono sentito partecipe come assente.
E se, alla fine, rispondendo a me stesso, devo dire quale sia il Presidente tra quanti ‘vissuti’ che ho più amato, il nome che, immediato, mi viene alla mente e alle labbra è Lyndon Johnson.