Dopo il ‘minisupermartedì’

A parte il Missouri – a quest’ora ancora ‘too close to call’ sia nel campo democratico che in quello repubblicano (Trump e Cruz i contendenti) – i risultati dei confronti elettorali del ‘minisupermartedì’ 15 marzo sono chiari.

Tra gli aderenti al partito dell’asinello, Hillary Clinton consolida il proprio vantaggio sull’unico rivale rimasto, il senatore del Vermont Bernie Sanders.

Quest’ultimo si è difeso bene nel citato Missouri dove potrebbe prevalere, ha perso di stretta misura in Illinois, ma non è stato in grado di impegnare la contendente nei tre Stati rimanenti e in specie in Florida dove è andato al tappeto (sessantaquattro per cento l’ex first lady, trentatre per cento lui).

Sanders è per ora (ma con poche possibilità) in salvo perché l’attribuzione dei delegati tra i democratici è secondo il metodo proporzionale.

Nel campo opposto – laddove spesso e nel caso specifico si vota col ‘winner takes all’, tranchant, che porta più velocemente alla nomination ma che scontenta non poco i perdenti (parlo degli elettori) – Donald Trump è una valanga.

Sempre ricordando il ‘too close to call’ (al momento in cui scrivo) del Missouri, ha catturato tutti i delegati in palio in Illinois, North Carolina e Florida (il bottino più consistente: novantanove).

Ha ‘steso’ per il conto totale Marco Rubio, che dopo la debacle nel suo Stato si è ritirato.

Ha dato una lezione a Ted Cruz che, forse, lo contiene solo nel pluri citato Missouri.

Sulla sua strada, oltre al senatore del Texas, solo il governatore dell’Ohio John Kasich che ha prevalso abbastanza bene nello Stato con capitale Cleveland.

Hillary avrebbe (condizionale) oggi millecinquecentosessantuno delegati dalla sua contro gli ottocento di Sanders, quando per la nomination dem ne occorrono duemilatrecentoottantadue.

Trump avrebbe (condizionale) oggi seicentoventuno delegati quando la nomination GOP è fissata a milleduecentotrentasette.

Fra poco – il 23 marzo – cadrà l’anniversario della discesa in campo di Ted Cruz, il primo candidato a dichiararsi tale.

Un anno di contrapposizioni, lotte ideali e ideologiche, strategie vincenti o no, soprattutto un anno di confronti, di vittorie, di sconfitte.

Nessuno il 23 marzo 2015 avrebbe fatto il nome di Donald Trump, e questa è la sorpresa, la grande sorpresa.

Tutti facevano il nome di Hillary Clinton, e questa è la conferma.