‘Faithless Electors’

Per definizione, è un Grande Elettore ‘sleale’ (‘Faithless Elector’) il componente del Collegio Elettorale che il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del mese di dicembre successivo alla propria elezione novembrina, chiamato a votare per il candidato al quale, conseguentemente al risultato verificatosi nelle urne nel suo Stato, è legato, si esprime differentemente.
Nel 2016, per dire, in sede di Collegio, tre suffragi andarono a Colin Powell, uno a testa a John Kasich, Bernie Sanders, Ron Paul e Faith Spotted Eagle.
Non tutti gli Stati consentono ai loro Grandi Elettori di esprimersi come desiderano nella circostanza.
Alcuni lo vietano arrivando a sostituire i reprobi.
Altri multano i trasgressori.
Altri…
Sulla questione si interroga di questi tempi la Corte Suprema nella quale i pareri sembrano discordi.
Parte dei Giudici propenderebbero per lasciare assolutamente liberi i predetti mentre altri li vorrebbero obbligatoriamente costretti.
Nella storia, i ‘Faithless Electors’ riguardo alla Presidenza sono stati in totale centosessantacinque.
Il caso più eclatante (sessantatre in realtà niente affatto sleali ma costretti dagli eventi) si ebbe nel 1872 quando il candidato sconfitto a novembre Horace Greeley venne a morte prima della votazione collegiale.
Aveva Greeley conquistato sessantasei Delegati, tre dei quali lo votarono benché fosse morto, mentre gli altri dispersero le loro preferenze tra quattro differenti individui.
Qualcosa di non del tutto analogo ma insomma (il candidato – allora, alla Vice Presidenza – non era morto ma la delegazione della Virginia non lo appoggiò) – meno importante dal punto di vista numerico ma significativo certamente – si era verificato nella votazione collegiale nel 1836.
Unico nella storia tra i vicari, in applicazione di quanto disposto dal XII Emendamento, il desso fu dipoi eletto dal Senato.
Si chiamava Richard Mentor Johnson.