Occorre arrivare a settembre

Certo, i media, a caccia di scoop purchessia, enfatizzano ogni e qualsiasi alito di vento, ma è quello agostano, successivo alle convention, normalmente, un periodo di laboriosa attesa nell’evolversi della campagna elettorale per la Casa Bianca.

Certo, ogni giorno, ogni improvviso accadimento può contribuire a cambiare le carte in tavola, ma nei due schieramenti è questo il momento di ragionare, di correggere gli infiniti errori commessi, di programmare lo sprint finale.

E’ quella tra Hillary Rodham Clinton e Donald Trump (Gary Johnson e Jill Stein finiranno per non contare molto) una partita aperta, per quanto i sondaggi – comunque ballerini – possano indicare il contrario.

Certo ancora, il tycoon, a detta degli osservatori, sbrocca ad ogni piè sospinto, ma quel che conta al riguardo non è evidentemente la poco influente opinione dei media ma quella dell’elettore.

Certo, Hillary è vulnerabile (sarebbe vulnerabile non fosse difesa e salvaguardata in ogni modo).

Comunque, una del tutto relativa pausa occorre.

Non è forse questa la più affascinante campagna per White House da molti anni in qua!?