Samuel Taylor Coleridge e le Convention americane
Difficilissimo trovare un altro momento nel quale sia richiesto più fortemente a tutti di sospendere consapevolmente l’incredulità (come teorizzato da Samuel Taylor Coleridge) di una Convention partitica americana. Praticamente, ogni minuto è nei particolari regolato e neppure un istante genuino, libero. Tutti i comportamenti sono orchestrati. Ogni ripresa televisiva, primi piani assolutamente compresi, preparata. Può qualcuno davvero credere che le centinaia di cartelli e bandiere di vario formato inneggianti a seconda dei momenti che improvvisamente compaiono siano frutto di spontaneità? Che i discorsi, fra l’altro letti regolarmente sui gobbi, esprimano ideali e non semplicemente quanto si pensa sia necessario comunque dire? Una sceneggiata (e quanto ridono!), il cui esito è, per rincarare la dose, scontato, della quale si fa grande fatica a non pensare da ogni punto di vista molto molto male!
27 agosto 2024