100 anni fa aveva termine l’esperienza del Progressive Party

Tre, nella lunga storia delle elezioni presidenziali americane, i partiti Progressisti.
Il primo fu formato da Theodore Roosevelt e dai suoi sostenitori allorquando l’ex Presidente, non avendo ottenuto la nomination repubblicana alla Convention del 1912, uscì dal Grand Old Party sbattendo la porta e presentandosi autonomamente.
Ebbe questa formazione (chiamata durante quella campagna ‘Bull moose’ dato che Teddy aveva dichiarato di sentirsi “forte come un alce”), un notevole successo a novembre arrivando al 27 per cento dei voti popolari, conquistando 88 Grandi Elettori e superando lo stesso GOP (nessun altro ‘terzo partito’ è stato in grado di fare altrettanto).
Nella circostanza, ottenne altresì una decina di seggi alla Camera.
Rapido però il successivo declino soprattutto perché lo stesso Teddy nel 1916 rifiutò una ulteriore corsa elettorale in proprio decidendo invece di sostenere il repubblicano Charles Evans Hughes.
Deceduto il grande riformatore ai primi del 1919, il partito venne a cessare le proprie attività nel successivo anno.
Per la storia, l’indicazione Progressive fu usata altre due volte.
Da Robert La Follette nel 1924 e da Henry Wallace nel 1948.