Come si ferma Donald Trump?

Quattro/cinque marzo?

Dipende, visto che in Italia è notte mentre ovviamente in America no.

Notizie e ipotesi in campo repubblicano.

Per cominciare, il cardiochirurgo Benjamin Carson ha lasciato la corsa GOP, una corsa che lo aveva visto nelle posizioni di testa per qualche momento nei sondaggi, prima che gli elettori fossero chiamati alle urne.

Dopo, quando il gioco si è fatto duro, solo delusioni.

Ecco, quindi, che al momento i candidati repubblicani rimasti sono quattro.

Uno, John Kasich, che non molla perché aspetta il suo Ohio (e non manca molto), lo Stato che da tempo infinito è estremamente importante visto che in sede di general election vota sempre per il candidato vincente.

Un altro, Marco Rubio, che pare avvicinarsi al KO, se è vero che in Florida, il suo Stato, dovrebbe perdere da Trump nettamente (e basta comunque che non vinca, dato il sistema ‘winner takes all’ colà adottato).

Un terzo, Ted Cruz, decisamente più capace e resistente del previsto, ma che in non poche zone del Paese appare un pesce fuor d’acqua per le sue posizioni estreme in campo etico/religioso.

Un quarto, Donald Trump, col vento in poppa ma che nessuno (o quasi, si pensi a Chris Christie) nell’establishment si sogna di volere.

A tale ultimo riguardo, dopo Mitt Romney – che ha invitato, (vivacemente, non c’è che dire)  a votare chiunque tranne Trump – si è fatto vivo anche John McCain che ha detto, in altri termini, la medesima cosa.

Ecco, è oramai ultra chiaro che il partito repubblicano cercherà in ogni modo di fermare il nuovayorchese e la speranza dei ‘vecchi’ è quella di arrivare a una ‘brokered convention’, cioè a una sessione congressuale il cui vincitore non sia predeterminato, non abbia cioè conquistato prima la maggioranza assoluta dei delegati.

Nel caso, i giochi si riaprirebbero.

Voci incontrollate parlano di una candidatura di Romney non a livello nazionale ma in in qualche ristretto numero di Stati (Utah, naturalmente essendo mormone, California…), giusto per raccattare qualche delegato e frammentare gli schieramenti.

E se altri maggiorenti facessero altrettanto…

Uno scenario interessantissimo e caotico.

E si potrebbe tornare al 1912 GOP, quando Teddy Roosevelt, in testa dopo le primarie (che a livello nazionale si tenevano per la prima volta e in non molti Stati) quanto a numero di delegati ma non abbastanza, fu battuto in sede di convention da William Taft e per conseguenza uscì dal partito e corse impetuosamente da indipendente sconfiggendo alla grande il rivale interno ma consegnando lo scranno presidenziale a Woodrow Wilson.

In quella circostanza, se sommati, i voti di Teddy e di William – quindi repubblicani – erano molti di più ma il sistema ‘winner takes all’ della general election permise a Woodrow di prevalere.

Un Donald, quindi, costretto a uscire?

Davvero nel GOP c’è chi vuole questo?

Un muoia Sansone con tutti i Filistei, infine?

Nel frattempo, si avvicina la Florida (il 15 marzo), ma prima (l’8) c’è il non trascurabile Michigan.

Colà, il magnate fulvo è in testa nelle intenzioni di voto.

Davanti non a Cruz ma a Rubio (la cui fiammella si riaccenderà?).

Nel frattempo, c’è chi si chiede cosa farà Jeb Bush che della Florida incombente è stato governatore due volte.

Endorsement?

Uno sgambetto a Rubio?

Tacerà?

Meglio, forse.

Ricordo che Indro Montanelli, all’epoca direttore de Il Giornale, sosteneva che appunto il direttore di un quotidiano non deve mai ammalarsi perché l’editore potrebbe accorgersi che le cose vanno avanti bene anche senza di lui e quindi…

Si pensi a un Bush che si produce in un endorsement che non sposta un voto…

Catastrofico.

E lasciamo da parte per un momento il campo repubblicano.

Guardiamo – nel mentre proprio tra i dem il 6 si voterà nel Maine laddove Sanders dovrebbe trovare una boccata d’aria – dall’altra parte.

Una ipotesi clamorosa, lanciata da qualcuno tra gli osservatori: Hillary Clinton in galera!!!

L’emailgate che esplode e la carriera della ex first lady finita, dietro le sbarre con lei.

Fantascienza.

Certo, ma che scenario nel caso, dato che a quel punto i giochi si riaprirebbero (frase fatta ma corretta) e qualcun altro, al momento ai margini, scenderebbe nell’agone!

Un vecchio augurio diceva “Che tu possa vivere in tempi interessanti”.

Se volgiamo lo sguardo oltre Atlantico alla lunga corsa in atto verso White House e la paragoniamo alle ultime due – quelle vinte da Barack Obama – quanto maggiore interesse davvero.

Viene da dire, evviva!