Conseguenze del 1968 in casa democratica: donne, neri e giovani

Ricordate la Convention democratica di Chicago del 1968?

Contestazioni violente all’esterno.

Cariche feroci da parte della polizia.

Una conclusione certamente contestabile visto che – non essendosi nessuno dei candidati presentato con una maggioranza precostituita di delegati – al radicale Eugene McCarthy l’establishment preferì il più allineato (la Guerra del Vietnam accendeva gli animi, a dir poco) Vice Presidente in carica Hubert Humphrey, infine sconfitto a novembre dal repubblicano Richard Nixon.

Ebbene, fu a seguito di tale certamente poco edificante spettacolo e di tale esito che il National Democratic Committee decise di creare una Commissione alla quale dare l’incarico di rivedere formula e meccanismi di conduzione delle Primarie per i prossimi anni.

Dal nome dei due co presidenti designati – un Senatore e un Rappresentante – tale Commissione fu chiamata McGovern/Fraser.

Il Senatore era George McGovern, del South Dakota e di lì a poco candidato a White House.

Il Rappresentante Donald Fraser, del Minnesota e fra l’altro deceduto, molto anziano, solo poche settimane fa.

I lavori procedettero alacremente e le regole dettate hanno retto al trascorrere del tempo.

Molte le variazioni quanto ai meccanismi di voto, variazioni intese a superare sbarramenti tesi ad impedire la presa delle minoranze.

Al termine dei lavori, tre le categorie che risultarono rivalutate: le donne, i neri e i giovani.

Bene, la prima occasione nella quale il nuovo regolamento trovò applicazione fu nel 1972.

Prevalse in modo assolutamente trasparente il citato McGovern che fu sostanzialmente demolito dal Presidente in carica Richard Nixon.

Verrà poi alla luce il Watergate – lo scandalo è relativo a quella campagna elettorale – con tutte le sue conseguenze.

Ma questa è un’altra storia.