Cosa c’entra Muhammad Ali con le elezioni del 3 novembre?

25 maggio 1965, Muhammad Ali combatte per la prima volta sotto questo nome avendo legalmente abbandonato quello natale, Cassius Clay, che considera una intollerabile eredità dello schiavismo.
Difende il titolo mondiale dei massimi conquistato l’anno prima.
Si tratta di una rivincita dato che lo sfidante è l’ex detentore Sonny Liston.
Il match si conclude al primo round: Liston si affloscia colpito (?) da quello che verrà per sempre ricordato (non l’ha visto nessuno) come ‘il colpo fantasma’.
E dove si svolge questo da allora in ogni modo ricordato e celebrato ben di Dio (si pensi che ad infiocchettare il tutto l’arbitro dell’incontro è nientemeno che Jersey Joe Walcott!) se non a Lewiston, nel Maine?
E non è forse Lewiston uno dei centri più importanti del mitico Secondo Distretto nel quale nel 2016 Donald Trump ha incredibilmente vinto catturando il Grande Elettore spettante e minaccia (i democratici) di rivincere?
Perché – dovete sapere – lo Stato con capitale Augusta è uno dei due (con il Nebraska) che nomina i predetti Grandi Elettori (4 quelli ai quali ha diritto) non utilizzando il ‘winner takes all’.
Lo fa invece attribuendone 2 ‘at-large’ a chi prevalga nel voto popolare a livello statale e 2 a chi vinca nei Distretti nei quali è diviso.
Ora, il secondo di questi, come si è detto, 4 anni fa ha ‘dirazzato’ votando GOP.
Poco importante allora, la ripetizione di un tale esito nel 2020 può essere di contro ‘pesantissima’.
Parecchi analisti, difatti, pensano sia possibile, nella specie di corpo a corpo al quale stiamo assistendo, un risultato di parità nell’ambito del Collegio Elettorale formato dai predetti Delegati.
Parità che dipenderebbe da Lewiston e dintorni perché se, contro i pronostici, colà vincesse Biden i democratici, d’un soffio, defenestrerebbero Trump.
Con un colpo stavolta tutt’altro che ‘fantasma’.