Edmund Gibson Ross, colui che salvò Andrew Johnson nel 1868

Cinquantaquattro i Senatori in carica, e presenti in aula nella bisogna, tra marzo e maggio 1868 (ventisette gli Stati rappresentati essendo gli altri, quelli secessionisti, a quel tempo post bellico, esclusi dal consesso).
Trentasei pertanto i voti necessari per arrivare alla maggioranza dei due terzi necessaria per destituire, al termine del primo procedimento per l’Impeachment arrivato in aula senatoriale, Andrew Johnson, il Presidente succeduto ad Abraham Lincoln.
Trentacinque i suffragi a favore della misura: uno in meno del prescritto.
Determinante nella circostanza il voto contrario espresso dal Senatore del Kansas Edmund Gibson Ross.
Espresso, per di più, andando contro (ma negli USA è cosa abbastanza frequente) le disposizioni date dal partito (il repubblicano) al quale Ross apparteneva.
Mille le conseguenti polemiche.
Le accuse (fino al punto di dargli del venduto).
Le difese (qualcuno arrivò ad onorarlo).
Sia come sia – e va qui altresì ricordato che John Kennedy nel suo saggio ‘Profili del coraggio’ lo esalta – resta Ross nella storia per quella espressione di voto.
Vista la situazione e i numeri in Senato oggi, a nessuno tra i membri attuali della Camera Alta verrà richiesto un altrettanto decisivo comportamento.